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16:04 - 28.03.2018
Nuntio Vobis ->> Riflessioni
Video messaggio di auguri dell'Arcivescovo di Bari-Bitonto mons. Francesco Cacucci per la Pasqua 2018
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«Auguro una Santa Pasqua a tutti!
Questa Pasqua sia segnata da un grande amore alla Passione di Gesù, all'Eucaristia e ai poveri.
Ci ha aiutato in particolare quest'anno un sacerdote originario di Bari, incardinato nella Diocesi di Bari, don Ambrogio Grittani che ha dedicato tutta la sua vita agli "accattoni", ai poveri: non si può vivere l'amore al Signore senza amare la "carne di Cristo". Papa Francesco ha detto che la "carne di Cristo" sono i poveri, riprendendo tutta una tradizione patristica della Chiesa.
Viviamo quindi questi giorni contemplando Gesù Crocifisso, il "Povero" per eccellenza e amando i nostri fratelli, sacrificando qualcosa del nostro denaro e dei nostri beni per vivere così la gioia Pasquale.
Buona Pasqua a tutti»!
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16:00 - 28.03.2018
Gruppi&Co ->> Comitato Feste
Auguri da parte di tutto
il direttivo, dai collaboratori, da Don Marino e don Alessandro
i più affettuosi
auguri di Buona Pasqua.
Auguri agli sponsor,
ai commercianti, a tutto il territorio con ivi le varie associazioni, la
Confartigianato, la Proloco,
L'Emervol, Torittonline, Meteo Toritto
e le istituzioni , ai gruppi tutti della parrocchia e ai vari
volontari.
Auguri a tutti i giovani del paese e non , a voi l'augurio più
fresco affinché siate vento di primavera e germogli di novità.
Ai nostri anziani, patrimonio di saggezza, agli ammalati e a
chi sta loro vicino.
A tutti noi, Buona Pasqua!
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17:13 - 16.02.2018
Nuntio Vobis ->> Riflessioni
di Don Marco Gasperini
Disintossicarsi, mettersi a dieta, staccare la spina, prendersi una pausa sono espressioni che dicono il bisogno di un tempo diverso dal solito, un tempo che ci permetta di guardare alla vita da un altro punto di vista.
Può accadere, infatti, che l'abitudine ci faccia abbassare la guardia, la comodità dia fiato all'inezia, la passione messa nelle cose di tutti i giorni ci annebbi la vista facendoci perdere il riferimento a Dio e al prossimo.
Per questo - in Quaresima - Gesù e la Chiesa con Lui ci parlano del digiuno, cioè mettere il corpo in uno stato di attesa inevasa dell'istinto della fame e di controllo della sazietà per accorgersi di un'altra fame e di un'altra sete.
È un esercizio che siamo invitati a fare su di noi non per snellire il fisico o ridurre cellulite e colesterolo (che pure sarebbe cosa utile per essere più belli e vivere più sani) ma per ridare allo Spirito il compito di guida della nostra vita.
E questo va fatto nella gioia di una decisione non nella costrizione di una legge, pur saggia, e nella certezza di aprire l'animo alla bontà.
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20:39 - 12.02.2018
Nuntio Vobis ->> Riflessioni
SALTA!
Quale ricorrenza ti sta più a cuore? Il compleanno? L'onomastico? L'anniversario del primo bacio? Il giorno del matrimonio? La data della tua assunzione lavorativa?
Ogni festa ha la sua bellezza e il suo giorno fisso. No? Natale sarà sempre il 25 dicembre. Il tuo compleanno sarà sempre lo stesso giorno. Quella data tanto importante sarà sempre la stessa sul tuo cuore. Ma la Pasqua, no.
Non ti pare curioso? E penzare che si tratta pure della festa più importante dell'anno, per i cristiani! Ebbene sì: il giorno solenne della vittoria di Cristo sulla morte è un giorno mobile. Non puoi fissarlo una volta per tutte.
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19:38 - 11.02.2018
Nuntio Vobis ->> Papa Francesco
«Per il dilagare dell'iniquità, si
raffredderà l'amore di molti»
(Mt 24,12)
Cari
fratelli e sorelle,
ancora una volta ci viene incontro la Pasqua del
Signore! Per prepararci ad essa la Provvidenza di Dio ci offre ogni anno la
Quaresima, «segno sacramentale della nostra conversione»,
che annuncia e realizza la possibilità di tornare al Signore con tutto il cuore
e con tutta la vita.
Anche quest'anno, con il presente messaggio, desidero
aiutare tutta la Chiesa a vivere con gioia e verità in questo tempo di grazia;
e lo faccio lasciandomi ispirare da un'espressione di Gesù nel Vangelo di
Matteo: «Per il dilagare dell'iniquità l'amore di molti si raffredderà»
(24,12).
Questa frase si trova nel discorso che riguarda la
fine dei tempi e che è ambientato a Gerusalemme, sul Monte degli Ulivi, proprio
dove avrà inizio la passione del Signore. Rispondendo a una domanda dei
discepoli, Gesù annuncia una grande tribolazione e descrive la situazione in
cui potrebbe trovarsi la comunità dei credenti: di fronte ad eventi dolorosi,
alcuni falsi profeti inganneranno molti, tanto da minacciare di spegnere nei
cuori la carità che è il centro di tutto il Vangelo.
I falsi profeti
Ascoltiamo questo brano e chiediamoci: quali forme
assumono i falsi profeti?
Essi sono come "incantatori di serpenti", ossia
approfittano delle emozioni umane per rendere schiave le persone e portarle
dove vogliono loro. Quanti figli di Dio sono suggestionati dalle lusinghe del
piacere di pochi istanti, che viene scambiato per felicità! Quanti uomini e
donne vivono come incantati dall'illusione del denaro, che li rende in realtà
schiavi del profitto o di interessi meschini! Quanti vivono pensando di bastare
a sé stessi e cadono preda della solitudine!
Altri falsi profeti sono quei "ciarlatani" che
offrono soluzioni semplici e immediate alle sofferenze, rimedi che si rivelano
però completamente inefficaci: a quanti giovani è offerto il falso rimedio
della droga, di relazioni "usa e getta", di guadagni facili ma disonesti!
Quanti ancora sono irretiti in una vita completamente virtuale, in cui i rapporti
sembrano più semplici e veloci per rivelarsi poi drammaticamente privi di
senso! Questi truffatori, che offrono cose senza valore, tolgono invece ciò che
è più prezioso come la dignità, la libertà e la capacità di amare. E' l'inganno
della vanità, che ci porta a fare la figura dei pavoni... per cadere poi nel
ridicolo; e dal ridicolo non si torna indietro. Non fa meraviglia: da sempre il
demonio, che è «menzognero e padre della menzogna» (Gv 8,44), presenta
il male come bene e il falso come vero, per confondere il cuore dell'uomo.
Ognuno di noi, perciò, è chiamato a discernere nel suo cuore ed esaminare se è
minacciato dalle menzogne di questi falsi profeti. Occorre imparare a non
fermarsi a livello immediato, superficiale, ma riconoscere ciò che lascia dentro
di noi un'impronta buona e più duratura, perché viene da Dio e vale veramente
per il nostro bene.
Un cuore freddo
Dante Alighieri, nella sua descrizione dell'inferno,
immagina il diavolo seduto su un trono di ghiaccio;
egli abita nel gelo dell'amore soffocato. Chiediamoci allora: come si raffredda
in noi la carità? Quali sono i segnali che ci indicano che in noi l'amore
rischia di spegnersi?
Ciò che spegne la carità è anzitutto l'avidità per il
denaro, «radice di tutti i mali» (1 Tm 6,10); ad essa segue il rifiuto
di Dio e dunque di trovare consolazione in Lui, preferendo la nostra
desolazione al conforto della sua Parola e dei Sacramenti.
Tutto ciò si tramuta in violenza che si volge contro coloro che sono ritenuti
una minaccia alle nostre "certezze": il bambino non ancora nato, l'anziano
malato, l'ospite di passaggio, lo straniero, ma anche il prossimo che non
corrisponde alle nostre attese.
Anche il creato è testimone silenzioso di questo
raffreddamento della carità: la terra è avvelenata da rifiuti gettati per
incuria e interesse; i mari, anch'essi inquinati, devono purtroppo ricoprire i
resti di tanti naufraghi delle migrazioni forzate; i cieli - che nel disegno di
Dio cantano la sua gloria - sono solcati da macchine che fanno piovere
strumenti di morte.
L'amore si raffredda anche nelle nostre comunità:
nell'Esortazione apostolica Evangelii gaudium ho cercato di descrivere i
segni più evidenti di questa mancanza di amore. Essi sono: l'accidia egoista,
il pessimismo sterile, la tentazione di isolarsi e di impegnarsi in continue
guerre fratricide, la mentalità mondana che induce ad occuparsi solo di ciò che
è apparente, riducendo in tal modo l'ardore missionario.
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mar
28
2018
Scritto da Angela Fariello
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mercoledì 28 marzo 2018 |
La Risurrezione di Cristo solleva la nostra terra, questo pianeta di tombe,
verso un mondo nuovo, dove il carnefice non ha ragione della sua vittima in eterno,
dove gli imperi fondati sulla violenza crollano,
e sulle piaghe della vita si posa il bacio della speranza.
Pasqua è il tema più arduo e più bello di tutta la Bibbia.
Balbettiamo, come gli evangelisti, che per tentare di raccontarla si fecero piccoli,
non inventarono parole, ma presero in prestito i verbi delle nostre mattine,
svegliarsi e alzarsi: si svegliò e si alzò il Signore.
Ed è così bello pensare che Pasqua, l'inaudito, è raccontata con i verbi semplici del mattino, di ognuno dei nostri mattini,
quando anche noi ci svegliamo e ci alziamo.
Nella nostra piccola risurrezione quotidiana.
Quel giorno unico è raccontato con i verbi di ogni giorno.
Pasqua è qui, adesso.
Ogni giorno, quel giorno.
Perchè la forza della Risurrezione non riposa finchè non abbia raggiunto l'ultimo ramo della creazione,
e non abbia rovesciato la pietra dell'ultima tomba.
BUONA PASQUA!
Don Marino, don Alessandro
e la redazione del sito e della pagina facebook
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