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Nuntio Vobis
nov
30
2014
Riflessioni
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Scritto da Angela Fariello
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domenica 30 novembre 2014 |
L’invito del nostro Arcivescovo a vivere con tutto l’amore possibile questo anno della carità, contemplando l’icona di Nicodemo e il suo Shemà «con tutto il cuore, con tutta l’anima, con tutte le forze», apre il nuovo anno liturgico e vuole accompagnare ogni tappa della nostra azione pastorale.
Ci ha detto l'Arcivescovo: «Nicodemo è ogni uomo: con la propria storia, la propria vita sicura e rassicurante, le proprie apparenze... Ha tutto eppure non ha niente: se non la routine delle sue cose da fare, dei suoi doveri da espletare... allora, va da Gesù. Va di notte: ha paura, non ama ancora con tutto il cuore».
Quella di Nicodemo, come la nostra, è non solo la nottedel dubbio e della paura, ma appare ancor più come la notte delle proprie certezze che si rivelano "cieche convinzioni" se non ci si apre alla rivelazione che vienedall'Alto, se non si accoglie Gesù e, insieme a lui, il dono dello Spirito che ci fa rinascere alla vita nuova per il Regno.
"Questo è il clima che respira la maggior parte dei cristiani. Pensiamo di essere noi, con la nostra intelligenza e con il nostro impegno morale a dare inizio ad una svolta spirituale. Ma più siamo convinti di questo, più ci troviamo dentro al vortice di noi stessi, il vortice dell'io, che cerca di essere espresso, affermato... Il problema fondamentale del nostro tempo è proprio un antropocentrismo radicale, un soggettivismo esasperato, un io esageratamente affermato. Se l'io è l'epicentro assoluto, la fede non vi può far breccia. Non solo la fede, ma rimane estraneo all'io ogni amore (...) La fede fa emergere l'amore, e l'amore non conosce scismi, ma è un unico amore verso Dio, verso gli altri, verso il creato e verso di sé. È lo Spirito Santo che ci fa vedere gli altri non solo in rapporto a Cristo, ma con Lui e in Lui» (cfr. M. I. Rupnik, Il rosso della piazza d'oro, Lipa Edizioni, Roma 2013, pp. 19-21; 48).
«Difendere le proprie illusorie certezze o aprirsi alla Novità? Nicodemo è chiamato a decidere. E noi con lui. Il suo cuore diviso chiede unità. Mentre, paradossalmente, sono proprio i dubbi che rinforzano il desiderio e lo spingono verso la luce» (Mons. F. Cacucci).
Questo è il cammino che siamo chiamati a percorrere in questo tempo di Avvento-Natale: uscire dalla notte e camminare verso la luce, perché «la luce è venuta nel mondo» e perché, nella luce, appaia la vita nuova del cristiano che attrae con una carità che agisce tramite tutta la sua persona, con tutto il suo cuore.
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nov
30
2014
Riflessioni
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Scritto da Angela Fariello
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domenica 30 novembre 2014 |
Lettera della Chiesa di Bari - Bitonto
a Mons. Amel Shamoun Nona, Arcivescovo di Mosul,
e ai fratelli della Chiesa perseguitata che è in Iraq
Carissimo confratello
nell'episcopato,
"siamo
a conoscenza della tua fede, della tua fortezza, e della tua aperta
testimonianza. Tutto ciò è di grande onore per te e arreca a me tanta gioia da
farmi considerare partecipe e socio dei tuoi meriti e delle tue imprese".
Così
scriveva, fratello carissimo, il vescovo Cipriano al vescovo di Roma Cornelio
nel III secolo, in tempo di dura persecuzione. E riguardo ai fedeli così
aggiungeva: "Certo non si può immaginare l'esultanza e la grande letizia che vi
è stata qui da noi quando abbiamo saputo cose tanto belle e conosciuto le prove
di fortezza da voi date" (Lettere,
60, 1-2).
Probabilmente
non pensavamo possibile che anche ai nostri giorni si potessero ripetere, e in
forme anche più gravi per quantità e qualità, persecuzioni e stragi di
cristiani, per il solo fatto di essere cristiani. Abbiamo letto le commoventi
testimonianze, da te riferite in un'intervista dell'agosto scorso (Famiglia cristiana, n. 34, del
24.8.2014), di alcuni fratelli che chiedono: "Ma che succede? Perché ci fanno
questo? Che abbiamo fatto di male?". Anche oggi come allora non si colpiscono
crimini commessi da cristiani, che danno invece, oggi come allora, una
testimonianza di vita irreprensibile, di perdono, di misericordia, di carità
fraterna, ma si colpisce il nome stesso di cristiani.
Non
pensavamo potesse ancora succedere. Ma la Parola di Dio, per bocca
dell'apostolo Pietro, ci ammonisce anche oggi: "Carissimi, non meravigliatevi
della persecuzione che, come un incendio, è scoppiata in mezzo a voi per
mettervi alla prova, come si vi accadesse qualcosa di strano. Ma nella misura
in cui partecipate alle sofferenze di Cristo, rallegratevi, perché anche nella
rivelazione della sua gloria possiate rallegrarvi ed esultare. Beati voi, se
venite insultati per il nome di Cristo" (1 Pt 4, 12-14).
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nov
30
2014
Riflessioni
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Scritto da Angela Fariello
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domenica 30 novembre 2014 |
Vegliate dunque:
voi non sapete quando
il padrone di casa ritornerà,
se alla sera o a mezzanotte
o al canto del gallo o al mattino...
dal vangelo secondo Marco 13,33-37
Fate attenzione, vegliate, perché non sapete quando è il momento. È come un uomo, che è partito dopo aver lasciato la propria casa e dato il potere ai suoi servi, a ciascuno il suo compito, e ha ordinato al portiere di vegliare. Vegliate dunque: voi non sapete quando ill padrone di casa ritornerà, se alla sera o a mezzanotte o al canto del gallo o al mattino; fate in modo che, giungendo all'improvviso, non vi trovi addormentati.
Quello che dico a voi, lo dico a tutti: vegliate!».
commento
"Vegliate"! Vegliare non è il semplice aspettare qualcuno rimanendo con gli occhi aperti: è attendere qualcuno come una madre che la sera attende il rientro a casa del figlio e pur cedendo al sonno, non spegne la luce sul comodino, finchè non si assicura del suo arrivo. Vegliare è attendere e scrutare con un cuore coinvolto: è percepire un filo rosso che avvolge me, le persone a cui tengo, il Signore e gli eventi che vivo. Gesù, tu mi chiedi di aprire gli occhi per vedere non solo le cose materiali, ma riconoscere la tua mano, la tua intenzione, la tua presenza dietro e dentro le cose che sto vivendo.
riflessione di papa Francesco
"Il popolo che camminava nelle tenebre ha visto una grande luce» (Is 9,1). Questa profezia di Isaia non finisce mai di commuoverci, specialmente quando la ascoltiamo nella Liturgia della Notte di Natale. E non è solo un fatto emotivo, entimentale; ci commuove perché dice la realtà profonda di ciò che siamo: siamo popolo in cammino, e intorno a noi - e anche dentro di noi - ci sono tenebre e luce. E in questa notte, mentre lo spirito delle tenebre avvolge il mondo, si rinnova l'avvenimento che sempre ci stupisce e ci sorprende: il popolo in cammino vede una grande luce. [...]
Anche nella nostra storia personale si alternano momenti luminosi e oscuri, luci e ombre. Se amiamo Dio e i fratelli, camminiamo nella luce, ma se il nostro cuore si chiude, se prevalgono in noi l'orgoglio, la menzogna, la ricerca del proprio interesse, allora scendono le tenebre dentro di noi e intorno a noi".
Papa Francesco
Dall'Omelia nella Messa della notte di Natale, 24-12-2013
preghiera
Aiutami, Signore, ad attendere senza stancarmi.
Aiutami ad esserci quando mi cercano, a dare quando mi chiedono,
a rispondere quando mi domandano, a far posto a chi entra,
a uscire quando sono di troppo.
Aiutami a vedere Te nel mio fratello, a camminare insieme con lui e con Te:
perché insieme possiamo sedere alla mensa del Padre.
(Leone Dehon)
fonte: abbiamo visto la sua stella
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set
18
2014
Riflessioni
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Scritto da Angela Fariello
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giovedì 18 settembre 2014 |
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