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apr 09 2011
Quinta Domenica di Quaresima PDF Stampa E-mail
Scritto da Angela Fariello   
sabato 09 aprile 2011
«Lo Spirito di Dio abita in voi»
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Sei stato umano fino alle lacrime, mio Dio,
era davvero il tuo amico che veniva sepolto!
Tu eri là come noi quando si perde qualcuno che se n'è andato,
un padre, un fratello, una sorella...
Tu sei là come questo padre disperato di restare sempre solo.
Se tu venissi solamente quando tutto si è rotto in noi,
persino quando la speranza si spegne con l'ultima brace...
Dunque tu ci dici: «Ma la parola è là per rianimare la tua speranza fuggita e il tuo coraggio annientato».
Sei là per insegnarci che nulla può uccidere per sempre colei o colui che si è amato.
Fin dall'inizio ci inviti a batterci,
persino se i nostri occhi sono appannati dalle lacrime.
Poichè al di là delle lacrime c'è il sorriso della speranza e la risata di un bambino,
promessa di una vita che non finisce.
Tramite Lazzaro rimesso in piedi come un vivo,
sono tutti coloro che amiamo che restano in piedi.
ANNUNCIARE
Il giorno del battesimo lo Spirito fa irruzione con abbondanza dando in dote al credente tutti i doni necessari per essere un vero figlio di Dio. Tra questi doni vi è il sacerdozio comune e, in forza di tale ministero, il credente celebra l'Eucarestia, offre e dona la sua vita in ogni celebrazione, porta all'altare il pane e il vino per la consacrazione, proclama la Parola.
L'Eucarestia è il sacrificio che perpetua quello della croce di Cristo, al quale la Chiesa è chiamata a partecipare a gloria del Padre e a salvezza del mondo. Al momento della preghiera eucaristica i fedeli sono chiamati a farsi offerenti o offerta su un piano spirituale.
La preghiera di consacrazione insiste nella domanda che Dio accetti, gradisca il «nostro sacrificio»; questo non può essere accettato se non è espressione di fede, di carità, degli stessi sentimenti di Cristo. Il sacrificio di Cristo è reso presente nel memoriale per coinvolgere tutti i partecipanti nel suo movimento di obbedienza totale a Dio.

È importante evidenziare che i fedeli sono invitati a offrirsi veramente: è la Chiesa che offre il sacrificio, e lo offre al Padre, ma i fedeli donano anche se stessi. L'offerta non è soltato compito del presbitero; tutta la comunità offre se stessa al Padre nella preghiera eucaristica, con e per Cristo, per mezzo delle parole di chi presiede. L'offerta è perciò un aspetto essenziale della preghiera eucaristica.
Lo Spirito Santo «faccia di noi un sacrificio perenne a te gradito», cioè un'offerta perenne di lode, di riconoscenza, di autodonazione. Dall'offerta dei simboli eucaristici del sacrificio di Cristo all'offerta della nostra persona: ecco il percorso impegnativo cui è legata la trasformazione della nostra vita. 
CELEBRARE
Il sacrificio, in tutte le religioni, è un atto mediante il quale l'uomo cerca di entrare in comunione con Dio, offrendo doni di natura o animali per riconoscere la sua divinità, lodarlo renderselo propizio a causa dei peccati. Gesù abolisce tutti i sacrifici perchè offre se stesso quale vittima innocente e pura sulla croce, per riconciliare nel suo sangue tutta l'umanità con Dio. È un atto supremo d'amore, il suo, anticipato nell'ultima cena ed espresso nel dono del pane e del vino: mangiando e bevendo questi due alimenti, simbolo vero o sacramento della sua persona immolata sulla croce, noi partecipiamo alla piena comunione con Dio. Il sarificio della Chiesa, che si realizza durante la celebrazione dell'Eucarestia, non consiste nel presentare pane e vino e nemmeno nell'offerta isolata di se stessi; ma siamo noi, suo popolo, che ci uniamo interiormente al sacrificio di Cristo. 
TESTIMONIARE
«Nell'ultima cena, Gesù vive il culmine della sua vicenda terrena: la massima donazione nell'amore verso il Padre e verso di noi espressa nel suo sacrificio, che egli anticipa nel Corpo donato e nel Sangue versato. Quando sono stato arrestato, ho dovuto andarmene subito, a mani vuote. L'indomani, mi è stato permesso di scrivere ai miei per chiedere le cose più necessarie: vestiti, dentifricio...
Ho scritto: "Per favore, mandatemi un po' di vino, come medicina contro il mal di stomaco". I fedeli subito hanno capito. Mi hanno mandato una piccola bottiglia di vino per la Messa, con l'etichetta: "Medicina contro il mal di stomaco", e delle ostie nascoste in una fiaccola contro l'umidità. La polizia mi ha domandato: "Lei ha mal di stomaco?" Ecco un po' di medicina per lei". Non potrò mai esprimere la mia grande gioia: ogni giorno con tre gocce di vino e una goccia d'acqua nel palmo della mano, ho celebrato la Messa. Era questo il mio altare ed era questa la mia cattedrale!
Era la vera medicina dell'anima e del corpo. Ogni volta avevo l'opportunità di stendere le mani e di inchiodarmi sulla croce con Gesù, di bere con lui il calice più amaro. Ogni giorno, recitando le parole della consacrazione, confermavo con tutto il cuore e con tutta l'anima un nuovo patto, un patto eterno fra me e Gesù, mediante il suo sangue mescolato al mio. Erano le più belle Messe della mia vita. L'Eucarestia è diventata per me e per gli altri cristiani una presenza nascosta e incoraggiante in mezzo a tutte le difficoltà. Gesù nell'Eucarestia è stato adorato clandestinamente dai cristiani che vivevano con me, come tante volte è accaduto nei campi di prigionia del secolo XX. Nel campo di rieducazione, eravamo divisi in due gruppi di 50 persone; dormivamo su un letto comune, ciascuno aveva diritto a 50 cm. Siamo riusciti a far sì che ci fossero cinque cattolici con me. Alle 21.30 bisognava spegnere la luce e tutti dovevano andare a dormire. In quel momento mi curvavo sul letto per celebrare la Messa, a memoria, distribuivo la comunione passando la mano sotto la zanzariera. Abbiamo perfino fabbricato sacchettini con la carta dei pacchetti di sigarette, per conservare il Santissimo Sacramento e portarlo agli altri. Gesù Eucarestia era sempre con me nella tasca della camicia.
Così Gesù è diventato il vero compagno nostro nel Santissimo Sacramento.
François Xavier Nguyen Van Thuan
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