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apr 02 2011
Quarta Domenica di Quaresima PDF Stampa E-mail
Scritto da Angela Fariello   
sabato 02 aprile 2011
«Io credo Signore!»
cieco_bartimeo.jpg
Perchè il male, le sofferenze, le malattie?
Di chi è l'errore?
Le antiche società sviluppano credenze,
pensieri e rappresentazioni
per comprendere meglio il mondo
nel quale l'uomo viveva.

Una malattia trovava la sua origine in un errore del passato.
Un buon affare era una benedizione di Dio.
La costruzione delle credenze si stabilisce
secondo un ordine collettivo di cose.

Il messaggio del vangelo travolge,
infrange le certezze e gli usi stabiliti.
Dio non assomiglia alle nostre credenze:
Non smette di interrogarci,
di aprire il nostro universo di certezze.

Gesù pone delle domande a quelli che incontra,
è l'Aperto.
Ai farisei che l'interrogano
il vecchio cieco risponde loro con una domanda:
«Volete diventare suoi discepoli?»

ANNUNCIARE

Nel cuore del cammino quaresimale la Parola di Dio diventa sempre più luminosa e potente e aiuta la Chiesa a ripercorrere la strada del percorso battesimale, per fare esperienza della vera luce che è Cristo. Il cieco ha avuto la fortuna di incontrare Gesù, ponendosi sulla sua stessa strada.
La semplicità del cieco che ora vede, diventa una testimonianza di vita e di annuncio a chi è in ascolto del Vangelo. In ogni celebrazione liturgica a noi è data l'opportunità di ascoltare e conoscere Cristo.
La comunità celebra la Parola contemporaneamente coe interrogazione e come risposta: alla sua luce, con l'aiuto di chi svolge il ministero della predicazione, la comunità si interroga sulle situazioni che vive; trova risposta ai suoi dubbi e problemi; si impegna nei vari aspetti che la interpellano; trasforma i tempi umani in momenti di fede. In tal senso, il contenuto della predicazione aiuta coloro che ascoltano a cogliere cose ed eventi con gli occhi di Dio, per giudicarli con la mentalità dei figli di Dio e agire di conseguenza.
È importante offrire nella Parola un indirizzo alle inquietudini e la forza per superare ciò che ostacola il cammino.
Il cieco incontrando «quell'uomo» intravede una presenza misteriosa, vi coglie un profeta: «"Tu che dici di lui, dal momento  che ti ha aperto gli occhi?. Egli rispose: "È un profeta"» (Gv 9, 17). Il cieco coglie in Gesù un uomo che opera e parla in nome di Dio. Questo è un preludio al successivo atto di fede. 
CELEBRARE
L'omelia è uno degli elementi di quella sezione della celebrazione eucaristica il cui perno è la Parola di Dio. Ciò significa che è parte integrante della liturgia, non un atto svincolato e autonomo.
L'omelia nasconde un senso profondo: la Chiesa ha la responsabilità di far sì che l'annuncio biblioco si realizzi oggi.
TESTIMONIARE
Il missionario monfortano padre Emilio Nozza ha lungamente vissuto in Africa. Giunto in Malawi, ancora giovane e dopo alcuni anni di esperienza in Madagascar, aveva difficoltà nella comprensione e nella comunicazione in lingua locale, come succede un po' a tutti i missionari. In Malawi la liturgia era celebrata in inglese ma, essendo tale idioma poco accessibile alla maggioranza, si rendeva spesso necessaria una traduzione simultane in lingua locale.
Durante una celebrazione, padre Emilio si trovò a commentare il capitolo 5 del Vangelo di Matteo, dal versetto 20 in poi. Arrivato al versetto 23 («Se dunque presenti la tua offerta sull'altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all'altare e va' prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna ad offrire il tuo dono»), con semplicità di parole e di gesti, spiegò che, prima di accostarsi all'altare per offrire pane, vino e altri doni, per poi ricevere l'Eucarestia, era necessario essere in pace con la propria coscienza e non nutrire odio o rancore verso nessuno. Lasciò quindi la parola al catechista perchè traducesse in chichewa. Terminata la traduzione, fatto strano, le persone presenti alla celebrazione, una dopo l'altra, uscirono in silenzio dalla chiesa, lasciandovi solo il missionario e il catechista. Padre Emilio, guardando in volto il compagno, gli chiese: «Si può sapere cosa hai detto ai fedeli per farli scappare tutti quanti?». «Il Vangelo che tu hai spiegato», rispose il catechista.
Dopo non molto tempo ecco apparire all'ingresso della chiesa una, due, tre, dieci persone... tutte quelle che all'inizio erano presenti alla celebrazione. Il missionario, meravigliato e stupito, chiese il motivo di tale comportamento. Il capo villaggio prese la parola, dicendo: «Alcuni giorni fa il nostro villaggio ha avuto una discussione vivave con il villaggio vicino per un problema relativo alla proprietà di un campo del quale entrabi volevamo essere proprietari e non siamo giunti ad un accordo, litigando in modo violento. Dopo aver ascoltato la tua parola abbiamo capito che, prima di stare vicini a Gesù dovevamo risolvere la questione e fare pace e così abbiamo fatto. Ora abbiamo ristabilità il rapporto e possiamo stare qui con te e con Gesù e continuare la Messa».
Padre Emilio restò profondamente edificato e toccato dalla serietà e dalla coerenza di quei cristiani che vivevano fino in fondo la Parola di Dio, mettendola in pratica. 

 LA SAPIENZA DEI PADRI

Alcuni anziani si recarono dal padre Poemen e gli chiesero:
«Se vediamo dei fratelli che sonnecchiano durante la liturgia, vuoi che li scuotiamo,
perchè rimangano desti?». Egli rispose loro: «Veramente, se io vedo un fratello che
sonnecchia, metto la sua testa sulle mie ginocchia e lo lascio riposare».

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