di don Marco Gasparini
Oggi è il primo giorno di Quaresima e la Chiesa, da buona madre, ne ha fissato l'inizio
il mercoledì delle Ceneri con una pedagogia ben precisa.
Apparentemente questa manciata di polvere - creata dai rami di ulivo avanzati la domenica delle Palme dell'anno scorso e poi bruciati - è un segno di morte e di finitudine, in realtà svela la possibilità di un nuovo inizio.
Infatti la parola d'ordine «conversione» - che scandirà i prossimi quaranta giorni - ci dice che l'uomo vecchio, quello che purtroppo continua a essere dentro di noi, deve cedere il passo all'uomo nuovo. Così Dio vuole distruggere tutto ciò che in noi sa di peccato, di stantìo, di malsano, di anti evangelico, per renderci più simili a Cristo, capaci di spendere la vita per amore.
La Quaresima, allora, non è un tempo di costrizione o di sofferenza. È un tempo di preparazione seria alla Pasqua, questo sì, ma non triste. Stando così le cose, è più importante quello che Dio vuole fare per noi che non quello che noi possiamo fare per lui, è più centrale la grazia che l'ascetica, sebbene l'una non escluda l'altra.
Proprio da ciò nascono quegli impegni che Gesù ci consegna oggi nel Vangelo che ascolteremo a Messa.
La preghiera, innanzitutto. Pregare apre il cuore a Dio affinché nella comunione con Lui riusciamo a scoprire che cosa di bello riserva la sua vita per la nostra.
Saper trovare del tempo per dare fiato a questa sorta di amicizia è possibile facendo un po' di silenzio con il Vangelo sotto gli occhi oppure andando a Messa (oltre la Domenica) una volta durante la settimana, o magari andandoci a confessare più spesso. Anche prendere in mano il Rosario non è poi così male.
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