La Domenica Laetare è una tinta rosacea nel viola della Quaresima.
Una tinta che annuncia la primavera della Pasqua, un colore che vive nella luce
e si mescola nuovamente con la luce,
in un impasto che assume i tratti della letizia.
Perché la letizia non è una gioia smodata, ma un rimescolare i colori della vita,
cogliere una nuova sfumatura, giocare con la luce.
Un rimescolare i colori che offre tinte nuove al quotidiano,
che sfugge alla mono colorazione del grigio e del nero,
per offrirci un modo nuovo di guardare al Cristo.
IL VANGELO
In quel tempo, Gesù disse a Nicodèmo: «Come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell'uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna. Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna.
Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell'unigenito Figlio di Dio.
E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno amato più le tenebre che la luce, perché le loro opere erano malvagie. Chiunque infatti fa il male, odia la luce, e non viene alla luce perché le sue opere non vengano riprovate.
Invece chi fa la verità viene verso la luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio».
MEDITARE E RIFLETTERE
Siamo invitati ad accomodarci nella casa di Nicodemo, ad abitare le sue paure e dubbi, le sue speranze e desideri di verità. È in questo contesto che risuona l'invito di Gesù, in continuità con l'esperienza dell'esodo, a volgere lo sguardo non più al serpente innalzato per guarire dai morsi velenosi, ma a Cristo che con la sua croce guarisce dal "primo serpente" che ha avvelenato la storia dell'intera umanità. La fede abilita a vedere oltre, a sperimentare già ora la vita eterna, ad essere in comunione d'amore con Dio.
L'opera Untitled di Dan Flavin è costituita da diversi tubi di neon colorati che sottolineano le differenti aree liturgiche della chiesa. Per la navata centrale sono stati usati il blu e il verde, rosso e luce di Wood per il transetto, giallo e luce di Wood per l'abside.
L'intervento si presta a diverse interpretazioni: da una parte ripropone in chiave artistica la concezione della luce come epifania dell'intero trascorrere del giorno, in un percorso che parte dall'alba fino al tramonto; dall'altra definisce ogni singolo elemento della chiesa con una colorazione differente: navatacentrale, transetto, abside. Ne deriva uno spazio suggestivo che testimonia un felice incontro tra l'arte contemporanea e l'architettura sacra.
La composizione ci riporta alla Liturgia della Parola di questa Domenica di Quaresima fra un Tempio ridotto in macerie e delle opere che ci permettono di alla luce, avendo come chiave di volta la croce di Cristo.
L'opera di Dan Flavin e il suo dialogo
con l'architettura di Giovanni Muzio, ci pongono dinanzi ad un'opera di
luce rimodulandola e offrendo una nuova esperienza di Dio, di un Dio che tinge la vita, che non smacchia e non slava l'esistenza, ma ci consente di interpretarla sotto una nuova luce.
Chiunque infatti fa il male, odia la luce, e non viene alla luce
perché le sue opere non vengano riprovate.
Invece chi fa la verità viene
verso la luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state
fatte in Dio. Il male e il bene non sono solo questioni morali ma
spirituali. Si tratta di andare verso la luce, verso i luoghi che ci
fanno brillare, verso una luminosità interiore che diviene epifania del
sacro dentro di noi.
La spiritualità è architettura di luce, capacità di
trovare armonia dentro di sé attraverso lo Spirito, per divenire
epifania del Mistero, epifania di Dio. La letizia si gioca in questo
spazio dove gli elementi più comuni, come possono essere dei tubi
luminosi, diventano arte, rimodulazione della luce e trasfigurazione
dello spazio.
Essere attratti dalla luce, per esserne immersi, per
portarne un po' nei luoghi quotidiani, dove la malvagità non tollera la
luce.
Delineare l'esistenza attraverso la spiritualità, attraverso
questa architettura della luce che trasforma le macerie della vita in
luoghi sacri.
Quale sfumatura ha oggi la mia vita? In che modo sento che il Signore mi sta offrendo una luce nuova?
Come la comunità mi aiuta ad incontrare la Luce?
Dove sento che la mia vita vive nell'oscurità e quale può essere un'opera luminosa che posso vivere oggi?
PREGARE
Signore Gesù, Tu sei la nostra luce,
senza di Te camminiamo nelle tenebre,
senza di Te non sappiamo dove andare,
senza di Te ogni passo è vano,
siamo come ciechi.
Signore Gesù, apri i nostri occhi e vedremo la luce,
così i nostri piedi percorreranno la strada in Tua compagnia.
Signore Gesù, se Tu ci illumini, noi potremo illuminare.
Tu fai di noi la luce del mondo.
Fonte: Conferenza Episcopale Pugliese
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