Quanti Natali abbiamo celebrato nelle nostre vite?
E cosa è cambiato, concretamente, nelle nostre vite? E nelle nostre scelte?
Natale è e resta la festa cristiana che ancora maggiormente coinvolge l'immaginario interiore del popolo italiano. Anche se a volte, un'errata concezione del rispetto ha messo in sordina la portata salvifica della celebrazione, anche se, il rischio è di ridurre la celebrazione all'emozione di una festa che sembra fatta apposta solo per i bambini.
Natale è una grossa opportunità di evangelizzazione.
Tutti celebrano il Natale, organizzeranno una qualche occasione di incontro con i famigliari, molti parteciperanno ad una celebrazione eucaristica.
Noi non possiamo dirci cristiani, sia.
Sarebbe bello, però, diventare finalmente discepoli!
Il Natale, festa che celebra l'inizio della nostra salvezza e il mistero dell'incarnazione, è l'esempio lampante di come un evento di fede possa assumere nuovi significati.
Non avete l'impressione che Natale ci sia stato scippato (noi consezienti se non complici)?
Che a furia di aggiungere significati e di sottolinearne gli aspetti stucchevoli si sia dimenticato l'essenziale?
E che questa festa, occasione straordinaria per accorgerci della venuta di Dio che continuamente chiede di rinascere in noi, sia diventata una gigantesca festa di compleanno in cui ci si dimentica del festeggiato?
Dobbiamo evangelizzare il Natale: con garbo, con forza, con determinazione, riannunciare la buona notizia di un Dio che si incarna per amore. Farlo ogni domenica di Avvento con chi a messa c'è e poi durante la difficile messa notturna a Natale quando la stragrande maggiornaza dei presenti non ha idea di ciò che sta accadendo. Ridire che non facciamo finta che Gesù nasce ma che ci chiediamo se e come può nascere, oggi, nelle nostre piccole vite...
È giunto il tempo di riappropriarci del Natale, di lasciarlo nuovamente crescere, di toglierlo dai linguaggi ambigui delle emozioni per ridargli consistenza e novità.
L'Avvento ancora ci spalanca alla straordinaria notizia di un Dio che diventa uomo perchè l'uomo, come scrivevano con coraggio i Padri d'Oriente, possa tornare ad essere come Dio.
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