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apr 09 2011
"CORAGGIO E GIOIA DIVENNERO BRACE" PDF Stampa E-mail
Scritto da Francesco Gagliardi   
sabato 09 aprile 2011

“Coraggio e gioia divennero brace”

 

 

 

Lucy Scattarelli, aderenta all'AC della nosta Diocesi, ha scritto il suo nuovo libro:

 

“Coraggio e gioia divennero brace”. Un secolo di presenza dell’Azione Cattolica nella Diocesi di Bari

(nella vicenda storica dell’Azione Cattolica Italiana)

 Ecumenica Editrice, Bari 2011, € 15,00

 

La pubblicazione è reperibile presso la sede dell’AC Diocesana o presso la libreria San Paolo di Bari.
È possibile rivolgersi anche a Lello Paccione (Presidente AC Parr. Toritto).

 

 

 

Lucy Scattarelli è riuscita in una impresa difficile, perché sintetizzare in 430 pagine il susseguirsi di avvenimenti, di vicende, di protagonisti, di complessità di una associazione come l’AC non è facile. Lucy ha voluto con caparbietà, per anni, da sola portare a compimento questa impresa. Chi la conosce sa che questa è Lucy Scattarelli, non molla.

Il volume che questa sera presentiamo accende il ricordo delle radici proprie e della storia passata dell’AC della diocesi di Bari. Lucy con questo volume ha segnato un passaggio necessario, non ancora compiuto dall’AC diocesana di Bari-Bitonto, per avere chiara la percezione della propria identità, ma anche per valutare le ragioni che legano il passato con il proprio oggi e con il domani.

Non vi racconterò il volume di Lucy, farò alcune considerazioni su questo volume. Vorrei partire da un momento di criticità nei rapporti fra AC di Bari e fascismo. Nel 1931 è desiderio determinato di Benito Mussolini di risolvere definitivamente il problema posto del sopravvivere nell’Italia fascista di un’organizzazione cattolica numericamente forte e ideologicamente compatta come l’AC. Soprattutto la questione dell’educazione delle giovani generazioni  è oggetto di tensione. L’AC viene attaccata da una campagna di stampa violenta a cui segue il 30 maggio 1931 il decreto firmato da Mussolini di chiusura di tutti i circoli giovanili dell’AC e di ordine alle questure d’Italia di sequestrare tutto il materiale presente nei circoli. Lucy rimarca che anche a Bari l’AC subisce violenze e devastazioni da parte di squadre fasciste sotto gli occhi compiacenti della polizia, e subisce lo scioglimento delle 62 associazioni giovanili maschili e femminili, che contavano più di 7000 iscritti. L’arcivescovo Curi, che si sforzava di avere con il regime rapporti istituzionalmente corretti, difende l’AC diocesana dal regime assumendosi la responsabilità dei comportamenti dell’associazione e denunciando fermamente l’irruzione violenta di giovani universitari fascisti nella sede della giunta diocesana di via Crisanzio 48 a Bari. Il papa fulminò Mussolini con l’enciclica “Non abbiamo bisogno” e il duce ritirò il decreto di scioglimento. Gli episodi del 1931 fecero capire, però, ai laici dell’AC la vera natura del regime fascista. E’ questo un episodio che appartiene alle vicende storiche dell’AC diocesana che determinerà l’impegno di molti aderenti all’AC negli anni del risveglio democratico dopo la seconda guerra mondiale. Nel volume di Lucy questo passaggio di vita e di identità dell’AC diocesana è ben sottolineato.

Il volume contiene anche molti nomi femminili dell’AC barese che hanno contribuito a costruire a Bari il nascente partito politico della Democrazia Cristiana nel 1946-1948. Tutti i cattolici italiani erano stati invitati da Pio XII col radiomessaggio natalizio del 1942 a non lamentarsi dopo la guerra, ma a rimboccarsi le maniche e ricostruire l’Italia. Nel mondo cattolico i giovani e gli uomini sono quelli impegnati in parrocchia nell’AC. E’ quindi nell’AC parrocchiale che il delegato arcivescovile per l’AC, mons. Giuseppe Lanave, indirizza l’individuazione e il reclutamento di giovani e di uomini per riempire le liste della DC. Questa operazione svuota quasi completamente l’AC maschile e arricchisce la DC e le istituzioni statali. Per l’AC di Bari rappresenta un problema grave proprio mentre i compiti e le responsabilità associative aumentano, rileva lo stesso Lanave e Lucy annota nel capitolo dedicato agli anni Quaranta. Siamo verso la fine degli anni Quaranta, nel 1948;  la DC è chiamata a sconfiggere il comunismo ateo. Molto fecero i parroci nell’individuazione e nel reclutamento di forze sane per la politica, ma anche i vescovi lo fecero, Marcello Mimmi individuò e spinse all’impegno Aldo Moro che proveniva  dai rami intellettuali dell’AC. Qui vorrei ricordare, però, il ruolo silenzioso e gratuito delle donne dell’AC in questa contingenza, le donne formate agli insegnamenti manageriali di Armida Barelli, la “sorella maggiore”, come veniva chiamata. Erano le donne che da sempre curavano i fanciulli di AC, le fiamme bianche, verdi, rosse, i chierichetti, gli aspiranti, i piccoli, i ragazzini. Proprio questi, ormai cresciuti e individuati dai parroci, vengono inseriti nelle liste per divenire consiglieri comunali, deputati, senatori. Le donne di AC, spesso individuate come bizzoche (beghine al Nord), erano donne di autentico impegno di fede, queste donne di AC faranno accorate campagne elettorali per i candidati della DC che avevano visto crescere e avevano formato in parrocchia. Non era, quindi, un impegno politico interessato, si direbbe oggi un impegno “di scambio”, ma un autentico impegno di fede e di affetto. Dobbiamo ringraziare molto Lucy per aver raccolto la testimonianza di Maria Chiaia che descrive questo impegno delle donne a Bari, nel territorio della sua parrocchia, il Sacro Cuore: “a noi giovani erano state assegnate alcune strade della parrocchia: andavamo a due a due, casa per casa a illustrare – come si poteva, ma sempre con convinzione e con fede – i rischi di una competizione elettorale che richiedeva l’unità del voto cattolico”. Quello delle donne di AC è stato un ruolo importante nella diocesi di Bari. Del resto, riporta Lucy citando Franco Lanzolla, che alla fine degli anni Venti furono proprio le donne cattoliche che riuscirono “a creare una presenza credibile in un mondo politico maschile e fascista”. Questa è stata l’AC. Il recupero pur sommario di due momenti cruciali del passato vuole aprire la volontà alla scoperta dei molti altri avvenimenti e dei tanti significativi protagonisti di questo cammino lungo cento anni.

Nella presentazione e nella prefazione sia Cacucci che Miano accennano all’importanza della memoria. La memoria è un valore. Questo valore spesso manca e fa apparire gli avvenimenti biografici delle associazioni, dei partiti, dei gruppi, ma spesso anche dei singoli personaggi, come valore assoluto dell’attimo in cui tutto accade, senza collegamenti e mediazioni tra il “prima” e il “poi”. Il tempo, mentre scorre, assorbe tutto nella freddezza della continuità. La memoria è una lotta contro questa continuità che spesso rende tutto uguale e opaco. La memoria non va intesa come “somma degli avvenimenti” ma come “sapere sopra l’accaduto”.  La memoria non sceglie cosa ricordare, ma sceglie “se” ricordare, e spesso si sceglie di dimenticare. Lucy ha scelto di ricordare. L’AC di Bari ha scelto di ricordare questo avvenimento centenario e noi siamo qui per questo. Nell’orizzonte di questa nostra realtà complessa contemporanea l’umile pazienza di non scegliere di dimenticare, ma di ricercare e non disprezzare la memoria, è certamente un valore, perché “la memoria è più del ricordo, è continuità e progetto. Conoscere i fatti del passato nella loro verità è componente del costruirsi in libertà e restituisce le situazioni al loro statuto originario”, ricordava qualche anno fa il domenicano Dalmazio Mongillo parlando di un episodio proprio della storia dell’AC, il caso Rossi; Mongillo scrive un lungo saggio introduttivo a “I giorni dell’onnipotenza” di Mario Rossi. Ma la memoria deve essere organizzata negli archivi. Occorrerebbe chiedere a Lucy quanto ha dovuto faticare lavorando fra molti archivi disorganizzati, occorrerebbe chiedere della fatica per ricostruire le inedite e preziose appendici cronologiche al volume .

Mi permetto di dire che quanto si realizza quotidianamente  nella Chiesa, nelle associazioni come l’AC, rappresenta l’incontro con la fertilità sociale, ecclesiale, associativa. Questa fertilità lascia profonde tracce non solo cartacee, ma oggi anche informatiche e audiovisive. Queste tracce dell’oggi, che non sono ancora storia, hanno bisogno di non essere trascurate, anzi hanno bisogno di essere organizzate per non essere disperse. Organizzare la memoria a partire dall’oggi significa qualificare l’oggi. Gli archivi svelano il passato offrendo una prospettiva di storia e di spiritualità alle associazioni che, altrimenti, alle loro spalle vedrebbero solo il cammino senza sfondo del presente.

L’AC non può sottrarsi dal dare attenzione al sapere storico per collocarlo dentro i propri percorsi formativi e associativi, mettendo in evidenza non solo gli elementi riguardanti la propria storia, ma anche quelli più generali attinenti la storia civile, sociale, culturale. E’ uno sforzo che l’AC non può non compiere, perché portatore di imprevedibili aperture di orizzonti e di percorsi.

Nella XI Assemblea nazionale dell’Azione Cattolica tenuta nell’aprile 2002, Ignazio Sanna, allora Pro-Rettore della Pontificia Università Lateranense e assistente nazionale del MEIC, oggi arcivescovo di Oristano, così iniziava il proprio intervento: “Cari amici, penso proprio che l’AC sia all’ultima spiaggia e che il fatto che sia all’ultima spiaggia non debba essere considerato un puro caso. Infatti, nella vita dei singoli e della Associazione niente accade per caso, perché il caso è lo pseudonimo di Dio quando non si firma per esteso. E’ necessario, allora, saper leggere la firma di Dio anche in questa delicata stagione della nostra vita associativa, e capire che cosa lo Spirito dica all’Associazione. […] Penso non sia un’esagerazione affermare che o l’AC vive con rinnovato slancio la sua tradizionale missionarietà prendendo il largo verso nuovi orizzonti, o esaurirà definitivamente la sua funzione, diventando oggetto di studio per gli storici del cattolicesimo organizzato”. La storia dell’Azione Cattolica non si è certo conclusa con gli ultimi anni del XX secolo. Ma la sollecitazione di Sanna, quando parla di prendere il largo verso nuovi orizzonti, permette di adoperare l’utilità della conoscenza storica per scoprire, accettare e governare le novità.

Lucy Scattarelli ha scritto un volume utile, perché la memoria è utile. Per l’associazionismo cattolico, e per l’AC in particolare, la memoria, la storia dovrebbe rappresentare un fondamentale aiuto ad avere il coraggio di non dare risposte, ma di coltivare domande, di educare ad avere idee proprie e non solo reazioni alle idee degli altri, perché la memoria non genera nostalgia, ma capacità di futuro. 

 

Prof. Francesco Sportelli

(dalla Presentazione del volume, il 24 febbraio 2011)

 

 

La scelta di ripercorrere la storia, di farne memoria non è sempre priva di rischi.

C’è infatti una memoria di tono unicamente celebrativo, e quindi priva dello spessore e della bellezza della vita. C'è una memoria fatta di malinconia, che guarda con tristezza allo svanire di un passato di cui si vedono solo gli aspetti positivi: una memoria intesa come “deposito” di ricordi aridi e chiusi in se stessi; una memoria fatta di sterile rimpianto.

Ma c'è anche una memoria che è impegno responsabile e intenso, promessa di fedeltà e di verità. Una memoria attiva, perché parla di una comunità viva e vivace, a partire dalla quale tener desta e vigile l'attenzione sul passato.

Questa è la strada scelta da Lucy Scattarelli nel suo bel libro “Coraggio e gioia divennero brace. Un secolo di presenza dell’Azione Cattolica nella diocesi di Bari. “La storia, afferma infatti l’autrice, non si ripete, né deve sospingerci verso un’inutile nostalgia. Deve solo impegnarci perché questo immenso patrimonio (…) non vada mai perduto, ma valorizzato…”.

La sua è quindi una memoria carica di futuro, che avverte la forte responsabilità di trasmettere ai più giovani quel dono dello Spirito che è l’Azione Cattolica. Un’Ac che ha come elemento costitutivo la passione per il Signore e per la Sua Chiesa, che si incarna poi nell’amore per l’uomo, per la sua esistenza quotidiana e per il territorio e le situazioni in cui vive. Un’Ac che crede fortemente nella comunione ecclesiale e che per essa si impegna. Un’Ac in cui la collaborazione con i pastori diviene realtà viva;  in cui l’amicizia spirituale tra laici e assistenti continua a costituire una grande ricchezza e a rappresentare un esemplare modello di relazione nella Chiesa.

Un’Ac nella quale si impara il senso e il valore di un’autentica, profonda laicità. Un’Ac in cui si rende esplicita e concreta l’attenzione e la cura per la costruzione del bene comune. Un’Ac che non è paga della sua pur significativa storia, ma che vuole, a partire dalla storia e dalla tradizione dei suoi oltre 140 di vita, percorrere strade nuove e belle, costruendole insieme con tutti coloro che vorranno accompagnarla.

L’intento di Lucy Scattarelli, del resto, è evidente nella scelta non certo casuale di alcuni termini presenti proprio nel titolo: “coraggio”, “gioia”, “brace”, “presenza”. Sono termini che parlano in modo esplicito e forte dell’Azione Cattolica, del suo essere – appunto – coraggiosa, gioiosa, presente, e dunque accogliente, profetica, pronta a “gettare le reti”, nella certezza che il Signore è sempre accanto a noi, anche quando siamo “al largo”, e che ci concederà una pesca ricca. Sono termini che stanno a indicare quel dinamismo che non può che derivare dall’essere ricolma del fuoco dello Spirito, che sempre la anima.

Non va poi dimenticato infine ma anzi va sottolineato che il libro fa memoria della storia associativa diocesana ponendola in collegamento con quella nazionale. È il segno di un percorso concretamente comune e condiviso, che unisce il livello locale e quello nazionale, che fa comprendere come l’Ac sia una e allo stesso tempo articolata, ricca delle tante esperienze che vive in ambito diocesano, in comunione con la Chiesa particolare, e allo stesso tempo capace di ricondurre tali esperienze a unità, in un continuo e fecondo interscambio.

Sono grato a Lucy per questo suo prezioso lavoro, che, raccontando la storia della gloriosa Azione Cattolica della diocesi di Bari, ricorda a tutti la bellezza e l’importanza del saper raccontare la propria storia, compito decisivo per il futuro della nostra associazione.

                                                                                                                       

dalla Prefazione di Franco Miano

(Presidente nazionale di Azione Cattolica)

 

 

Fare la storia è importante, dicevano antichi storiografi “per impedire che avvenimenti determinanti dell’azione degli uomini finiscano per sbiadire” (Erodoto). Importante, anzi essenziale è il ricordo di cose, di persone, di eventi. Ancor più essenziale è il ricordo quando si fa memoria, come è per il presente lavoro su Un secolo di presenza dell’Azione Cattolica nella Diocesi di Bari.

 

Memoria: perché quando si ricordano cose, persone, eventi di chiesa, non solo si richiama alla mente il passato, ma lo si rivive, lo si sente presente, lo si sente parte della tua storia, della tua vita, e diventa linfa preziosa per continuare a vivere, a lavorare, ad amare.

 

La carissima Lucy Scattarelli, da sempre, si può dire, collaboratrice e animatrice della pastorale della nostra Chiesa locale, a vari livelli, ma soprattutto nell’amata Azione Cattolica, “indispensabile per la mia vita – scrive nell’Introduzione – quasi come l’aria che respiro”, ha condotto un lungo, paziente, faticoso lavoro di ricerca e di ricostruzione storica, lo ha portato avanti con tenacia, senza scoraggiamenti di fronte a fonti di archivio non sempre ‘generose’ di dati a buon mercato; ha dovuto cercare, e non solo a Bari, tra materiali spesso lacunosi, incompleti…

 

E’ però approdata alla fine, ad una complessiva ricostruzione, attenta, oltre che alla storia nazionale, anche a quella regionale e di terra di Bari: è bello vedere, ad esempio, tra l’altro, nello stesso paragrafo la barese Bina Morfini e la bitontina Anna De Renzio, “due figure di spessore”. E’ una ricerca che, pur senza avere, come lei stessa dice, “alcuna pretesa scientifica”, ha però il sapore della passione per la vita della chiesa e, soprattutto, mette a nostra disposizione un ‘tesoro’ di dati, tutti documentati, che potranno essere la base per nuovi lavori, per nuovi approfondimenti.

 

La storia dell’Azione Cattolica, sia a livello nazionale che locale, è una storia d’amore, una storia di persone innamorate di Dio e degli uomini, di una esperienza che ha sempre avuto la sua sorgente nel sacramento dell’amore, l’Eucaristia. E non è un caso che il titolo che Lucy ha voluto dare al suo lavoro è un versetto tratto dall’Inno per il Congresso Eucaristico Nazionale celebrato a Bari nel 2005: “coraggio e gioia divennero brace”. E’ una espressione che il testo dell’Inno applica ai discepoli del Signore, che al vedere il Risorto, bandiscono ogni paura, e partono per la missione: il coraggio “per gettare le reti al largo” e la gioia “della comunione”, “hanno caratterizzato la vita e l’esperienza” di tanti soci dell’Azione Cattolica, sono divenuti davvero la ‘brace’ che ha riscaldato cuori, acceso progetti, tenuta sempre viva la speranza.

 

In questo grande affresco ci passano davanti agli occhi della memoria tanti personaggi, tanti volti più o meno noti, un po’ anche della nostra storia, ma ci rimane soprattutto nella mente e nel cuore il ‘filo diretto’ di un’unica passione per il Signore, per la sua chiesa, per il suo regno. Sono profondamente grato a Lucy Scattarelli per questa sua fatica, che invito tutti a leggere, a conoscere, con l’auspicio che siano in tanti a ‘raccogliere il testimone’ per nuovi lavori, per nuove ricerche, perché fare memoria di fatti come questi, è fare memoria delle meraviglie che il Signore ha operato e continua ad operare in mezzo a noi.

 

dalla Presentazione di Mons. Francesco Cacucci

Arcivescovo di Bari-Bitonto

 

 

Lucy Scattarelli, barese, classe 1955, coniugata, madre di tre figlie, è laureata in Economia e Commercio e svolge l’attività di imprenditrice. Entrata in Azione Cattolica, nella parrocchia del Sacro Cuore di Bari, appena dopo la maturità classica, ne è ancora attiva e convinta aderente.

Ha ricoperto incarichi di responsabilità a livello parrocchiale, diocesano e regionale. Dal 1979 al 1981 è stata componente della commissione nazionale giovanissimi.

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