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Nuntio Vobis
mar
06
2019
Riflessioni
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Scritto da Angela Fariello
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mercoledì 06 marzo 2019 |
di don Marco Gasparini
Oggi è il primo giorno di Quaresima e la Chiesa, da buona madre, ne ha fissato l'inizio
il mercoledì delle Ceneri con una pedagogia ben precisa.
Apparentemente questa manciata di polvere - creata dai rami di ulivo avanzati la domenica delle Palme dell'anno scorso e poi bruciati - è un segno di morte e di finitudine, in realtà svela la possibilità di un nuovo inizio.
Infatti la parola d'ordine «conversione» - che scandirà i prossimi quaranta giorni - ci dice che l'uomo vecchio, quello che purtroppo continua a essere dentro di noi, deve cedere il passo all'uomo nuovo. Così Dio vuole distruggere tutto ciò che in noi sa di peccato, di stantìo, di malsano, di anti evangelico, per renderci più simili a Cristo, capaci di spendere la vita per amore.
La Quaresima, allora, non è un tempo di costrizione o di sofferenza. È un tempo di preparazione seria alla Pasqua, questo sì, ma non triste. Stando così le cose, è più importante quello che Dio vuole fare per noi che non quello che noi possiamo fare per lui, è più centrale la grazia che l'ascetica, sebbene l'una non escluda l'altra.
Proprio da ciò nascono quegli impegni che Gesù ci consegna oggi nel Vangelo che ascolteremo a Messa.
La preghiera, innanzitutto. Pregare apre il cuore a Dio affinché nella comunione con Lui riusciamo a scoprire che cosa di bello riserva la sua vita per la nostra.
Saper trovare del tempo per dare fiato a questa sorta di amicizia è possibile facendo un po' di silenzio con il Vangelo sotto gli occhi oppure andando a Messa (oltre la Domenica) una volta durante la settimana, o magari andandoci a confessare più spesso. Anche prendere in mano il Rosario non è poi così male.
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mar
05
2019
Riflessioni
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Scritto da Angela Fariello
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martedì 05 marzo 2019 |
La Chiesa benedice oggi le ceneri, ricavate dai rami benedetti nella domenica delle Palme dell'anno scorso,
per imporle su ognuno di noi.
Chiniamo quindi le nostre teste, e nel segno delle ceneri riconosciamo tutta la verità
delle parole rivolte da Dio al primo uomo:
«Ricordati! polvere tu sei e in polvere tornerai».
(Giovanni Paolo II)
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feb
17
2019
Riflessioni
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Scritto da Angela Fariello
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domenica 17 febbraio 2019 |
di Sara Manzardo
Fonte: CORXIII
Le chiese sono vuote, ma noi giovani abbiamo sete di Dio: la sfida più grande è, oggi,
quella di contagiare i nostri coetanei con la bellezza della fede...
Fammi vedere in che cosa credi veramente, e ti dirò chi sei.
La sfida più grande per noi giovani cristiani è, oggi, quella di contagiare i nostri coetanei con la bellezza della fede. Il fatto che le chiese siano vuote - soprattutto di under 40 - non è colpa dell'insensibilità e della superficialità delle nuove generazioni, quanto piuttosto di un modo sbagliato, superficiale e non abbastanza efficace che fino ad ora è stato adottato per mostrarci che è bello credere, è bello vivere la Chiesa, è bello trovare il senso della propria vita.
Scriveva don Oreste Benzi: "guai a me se non predicassi il Vangelo, perché priverei gli uomini dell'incontro con Gesù". Credo sia questo il motivo che dovrebbe muoverci nel testimoniare la gioia del Risorto.
Le chiese sono vuote, ma noi giovani abbiamo sete di Dio, sete di infinito, sete di significato.Ecco allora che testimoniare la fede tra i nostri coetanei diventa una priorità, una sfida avvincente che avrà l'entusiasmo di scoprire il "perché" questi giovani si avvicineranno alla pienezzaattraverso la nostra amicizia e la nostra vita, senza l'ansia di contare "quante" persone abbiamo trascinato con la forza in parrocchia.
Sì, perché da una parte ci sono le religioni, che vanno in cerca di seguaci e magari rischiano di diventare settarie. Dall'altra c'è la fede che non guarda i numeri ma i cuori. E la fede in Gesù è per tutti gli uomini e le donne del mondo, è una fede che forma cercatori d'oro, che hanno capito dove sta la pienezza della vita e vogliono raccontarlo a tutti.
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feb
17
2019
Annunci Parrocchiali
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Scritto da Redazione
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domenica 17 febbraio 2019 |
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gen
11
2019
Riflessioni
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Scritto da Redazione
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venerdì 11 gennaio 2019 |
Quest'anno metti da parte le promesse eroiche e parti da qualcosa di concreto,
che più concreto non si può.
Quest'anno parti dalle tue relazioni, a tutti i livelli.
di Sara Manzardo
Fonte: CORXII
Il miglior modo per iniziare bene un nuovo anno è quello di non fare buoni propositi. O meglio, di non fare propositi irrealizzabili, con il solo scopo di dare una svolta apparente alla propria vita e alla propria routine, dimenticando che senza una motivazione valida e di vitale importanza possiamo diventare eroi per qualche istante, ma forse non felici.
Quello che ci muove, quello che ci fa cambiare vita, quello che "ci converte" - nel senso letterale che significa "cambiare direzione"- non è il sentito dire, non è un'idea astratta, non è una moda da seguire, non è il "me l'ha detto lui".
Ciò che veramente dà un senso alla tua decisione di cambiare vita e di abbandonare un comportamento, uno stile, un modo di pensare e di agire, è la consapevolezza che ciò per cui cambi è decisamente e sicuramente migliore di ciò che lasci. Finché non scopri quella cosa per cui vale la pena vivere e cambiare strada, ogni buon proposito, anche il migliore, resterà l'ennesimo eroico tentativo non proprio riuscito a cui ripensare a fine anno.
La motivazione migliore è questa: scoprire quella chiave che ti rende felice, e la felicità - quella vera - lo sai bene che non ha consistenza se non comprende gli affetti, l'amore, la tua interiorità.
Ecco allora la proposta: quest'anno metti da parte le promesse eroiche e parti da qualcosa di concreto, che più concreto non si può. Quest'anno parti dalle tue relazioni, a tutti i livelli.
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