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mar 17 2018
Quinta domenica di Quaresima PDF Stampa E-mail
Scritto da Redazione   
sabato 17 marzo 2018

 

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Apri il cuore!

 

Dall'agosto scorso, la realtà è diventata più visionaria della fantascienza. Una compagnia statunitense ha infatti provveduto al primo impianto sottopelle di microchip tra il pollice e l'indice di cinquanta dei prori dipendenti.

 

Il sensore, grande quanto un chicco di riso, permette loro di aprire in tutta sicurezza la porta dell'ufficio, accedere al proprio computer, e anche fare acquisti nei distributori dell'azienda, con addebito automatico sul proprio conto.

 

Non so come ti suoni la cosa. Certamente si tratta di una sperimentazione davvero suggestiva. Sembra si sia stipulato un accordo indelebile tra dipendenti ed azienda. Un patto per la pelle...

 

Chissà se per questa idea tanto originale non ci sia ispirati alla Bibbia. Mi riferisco al momento in cui Dio, per bocca del profeta Geremia, parla con un popolo a lungo sperimentato ribelle. E, vista infranta la precedente alleanza, proclama solennemente:

«Questa sarà l'alleanza che concluderò con la casa d'Israele dopo quei giorni - oracolo del Signore -: porrò la mia legge dentro di loro, la scriverò sul loro cuore. Allora io sarò il loro Dio ed essi saranno il mio popolo»
(Ger 31,33)

 

Sembrerebbe che Dio voglia metterci nel cuore uno specialissimo microchip. Non serve per fare acquisti. E neanche per farci attivare computer. Pare sia però capace di ricordardi continuamente ciò che ci conduce alla vita piena.

 

Come sarebbe se un sensore del genere si postesse realmente impiantare nel nostro cuore? Ci sentiremmo forse più tranquilli. Il microchip si occuperebbe di proporci la soluzione più vicina al cuore di Dio. Senza neanche stare lì a pensarci. 

 

 

Farebbe tutto da sè. Non ti pare? Forse no. Forse stiamo cadendo in un grossolano equivoco. Quello che Dio vuole impiantarci nel cuore non è un microchip automatico, con sensori speciali.

 

Dio vuole mettere nel nostro cuore la sua legge d'amore. Affinchè la facciamo nostra. Vuole che apriamo la nostra interiorità a una proposta che ci trasforma dal di dentro.

 

Non vuole accontentarsi di ripetere compandamenti e precetti. Vuole che noi riconosciamo la loro bontà per la nostra vita e li scegliamo come orizzonti della nostra crescita. In modo creativo.

 

Questo significa accogliere la rivelazione di Dio che in Gesù di Nazaret si compie perfettamente. Ossia, accettare i criteri di Gesù, per vivere una vita in pienezza.

 

Tra i suoi criteri c'è quello del dono di sè. Non un dono masochistico nel quale annullarci come persone. Bensì un dono che genera vita per noi ed intorno a noi.

 

«In verità, in verità io vi dico: se il chicco di grano, caduto in terra, non mure, rimane solo:
se invece muore, produce molto frutto»
(Gv 12, 24)

 

Gesù parla del dono che farà di sè, come estremo segno di apertura e tenerezza. E, così facendo, tratteggia uno stile di dono e disponibilità capace di portare vita.

 

La Quaresima sta per finire. Abbiamo ancora qualche giorno per entrare in profonda sintonia con il figlio di Dio che, donandosi per noi, 

«divenne causa di salvezza eterna per tutti coloro che gli obbediscono»
(Eb 5,9)

 

Fonte: "In cammino - Pasqua 2018"  di Annamaria Corallo, Edizioni EDB

 

PREGHIERA:

 

Padre Santo,
crea in noi un cuore nuovo.
Lavaci dalle nostre colpe
e purificaci dal nostro peccato:
perchè anche noi
vogliamo vedere Gesù.

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