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mag 03 2016
Ho avuto fame, mi avete dato da mangiare PDF Stampa E-mail
Scritto da Angela Fariello   
martedì 03 maggio 2016

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Nel Vangelo di Matteo troviamo un elenco di sei gesti di carità che, fatti "a uno di questi miei fratelli più piccoli", sono in realtà fatti a Gesù stesso: "Ho avuto fame e mi avete dato da mangiare; ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero straniero e mi avete ospitato, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi" (Mt 25, 35-36).

 

1. Dar da mangiare agli affamati
2. Dar da bere agli assetati

Queste due prime opere di misericordia corporale sono complementari e si riferiscono all'aiuto che dobbiamo dare in cibo e altri bene a chi ne ha più bisogno, a coloro che non hanno l'indispensabile per poter mangiare ogni giorno.

Gesù, come dice il vangelo di San Luca, raccomanda: «Chi ha due tuniche, ne dia una a chi non e ha; e chi ha da mangiare faccia altrettanto» (Lc 3,11).

 

3. Accogliere i forestieri

 Anticamente dare ospitalità ai viaggiatori era una questione di vita o di morte, dati i disagi e i rischi dei viaggi. Oggi i pellegrini da ospitare ed accudire, come accadeva negli "ospitali" del medioevo di cui erano ricche le nostre comunità, sono i profughi che fuggono le guerre, la miseria e la fame. Ma "forestieri" sono anche coloro che nessuno ama, che nessuno desidera come amico. Forestiero può essere ogni persona che non fa parte del nostro cerchio di amore: ospitarlo vuol dire rivestirlo della nostra carità e della nostra accoglienza.

 

4. Vestire gli ignudi

Quest'opera di misericordia tende a venire incontro a una necessità fondamentale: il vesito. Ci sono le raccolte di indumenti che si fanno nelle parrocchi o in altre situazioni. Nel momento di donare, è bene pensare che possiamo dare cose per noi superflue, ma anche qualcosa che ci è ancora utile.

Nella lettera di Giacomo veniamo incoraggiati ad essere generosi: «Se un fratello o una sorella sono senza vestiti e sprovvisti del cibo quotidiano e uno di voi dice loro: "Andatevene in pace, riscaldatevi e saziatevi", ma non date loro il necessario per il corpo, che giova?» (Gc 2, 15-16)

 

5. Visitare gli infermi

È  la compagnia e l'assistenza ai malati e agli anziani, sia in ciò che riguarda l'aspetto fisico, sia rimanendo vicini nel condividere il momento di difficoltà. L'esempio migliore della Sacra Scrittura è quello della parabola del buon samaritano, che si prese cura del ferito e, non potendo continuare ad occuparsene direttamente, lo affidò alle cure di un altro, pagando di tasca propria (cfr. Lc 10, 30-37).

 

6. Visitare i carcerati

Consiste nel dare loro non soltanto un aiuto materiale ma un'assistenza spirituale, perchè possano capire l'errore, correggersi, magari imparando a svolgere un lavoro che possa essere loro di aiuto quando sarà terminato il periodo di detenzione... Invita anche ad adoperarsi per liberare gli innocenti e chi è stato sequestrato.

 

7. Seppellire i morti

Cristo non aveva un luogo dove posare il capo. Un amico, Giuseppe D'Arimatea, gli cedette la propria tomba. Non soltanto, ma ebbe il coraggio di presentarsi a Pilato e di chiedergli il corpo di Gesù (Gv 19, 38-42). Seppellire i morti sembra un ordine superfluo, perchè, di fatto, tutti vengono sepolti. Però, per esempio, in tempo di guerra può essere una necessità pressante. Perchè è importante dare una degna sepoltura al corpo umano? Perchè il corpo umano è stato dimora dello Spirito Santo. Siamo "tempio dello Spirito Santo (1 Cor 6,19). A noi il compito di cercarlo.

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