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mar 20 2011
Seconda Domenica di Quaresima PDF Stampa E-mail
Scritto da Angela Fariello   
domenica 20 marzo 2011
«Questo è il figlio mio prediletto. Ascoltatelo!»
raffaello-la-trasfigurazione.jpg
Qualche giorno dopo l'annuncio della sua morte,
Gesù invita Pietro, Giacomo e Giovanni
su un «alto» monte.

Esperienza di vertice,
in cui Dio si rivela:

«Questo è il mio Figlio amato».
Gesù vive nel suo intimo più profondo la relazione con il Padre.
Il Regno è cominciato.

Resterà nascosto ancora per qualche giorno.
Ma coloro che gli sono più vicini ne saranno testimoni:
illumina le profondità dell'essere umano,
nell'incavo stesso della storia dell'umanità.

Gesù non ci solleverà nè dalle nostre sofferenze nè dalle nostre debolezze,
la solitudine e la morte resteranno nostre compagne,
impegnandosi con noi sulla via delle tenebre,
Gesù annuncia la nuova vicinanza di Dio.

Ma lungi dall'essere un insuccesso,
Gesù trasfigura la nostra condizione umana,
e ci dice la nuova vicinanza di Dio nel mondo.

ANNUNCIARE

La trasfigurazione di Gesù sul monte Tabor è il segno del compimento del destino dell'uomo. Per gli apostoli presenti alla trasfigurazione l'essenziale non è tanto l'aver visto Cristo nella gloria, quanto l'aver udito dal Padre questo invito: «Ascoltatelo!».
Solo nell'ascolto si può affermare con Paolo: «Per me vivere è Cristo!». Questo è il messaggio della trasfigurazione: ascoltare Cristo, per essere come Lui. L'ascolto caratterizza l'esperienza del credente, perchè il Signore parla e si fa conoscere attraverso la luce della Parola.
Senza la Parola, l'esperienza dei credenti a cosa si riduce? Al ripetersi di un rito, che non riesce a iscriversi nel circuito della vita quotidiana.
Non è difficile comprendere la difficoltà di quanti rilevano che le nostre celebrazioni sono, a volte, monotone, noiose, incapaci di parlare all'uomo di oggi.
Diventa forse necessario lasciare spazio all'evocazione. Evocare quello che la Parola può generare nella vita di una persona o di una comunità che si lasciano interpellare e trasformare. Mostrare come essa sia "luce" nel tempo della scelta, "pace" quando sorgono spontanei e con irruenza l'odio e la vendetta, "conforto" nei frangenti drammatici...
CELEBRARE
Il momento privilegiato dell'ascolto è la liturgia della Parola. Si tratta di un momento in cui ci si pone di fronte ad una presenza: si ascolta e si riceve come Parola dello stesso Dio la Parola che viene proclamata.
Se è vero che la lettura personale della Scrittura può toccare il cuore e aprire all'incontro con Cristo, è altrettanto vero che è la liturgia il luogo dove il popolo dei battezzati, radunato come Chiesa nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, riconosce come Parola proveniente da Dio stesso le letture proclamate dal libro delle Scritture.
Quando si proclama la Parola, chi è che parla? La risposta non è semplice. Infatti, quando l'assemblea ascolta, per esempio un brano di Geremia, è certamente il lettre che parla (foneticamente), ma è anche Geremia (letterariamente) e soprattutto è Dio (spiritualmente).
Quali effetti produce la Parola?
Discende: si apre una comunicazione tra Dio e il suo popolo. La Parola esce «dalla bocca di Dio» e discende per raggiungere le nostre orecchie; noi la ascoltiamo e ne assimiliamo il significato: non si tratta di semplici suoni, ma di parole articolate in un linguaggio che comprendiamo.
Feconda: la Parola viene deposta in noi, ci raggiunge nel cuore, luogo segreto, sede della volontà e dell'amore, provocando un movimento.
Non si tratta di comprenderla in senso concettuale, ma di essere "toccati", provocati allo stupore, all'abbandono, alla lotta interiore e alla resistenza per la chiamata a un cambiamento di vita.
Risale: la Parola ascoltata, una volta entrata nel cuore, non si ferma: c'è anche una risalita, sia attraverso la nostra bocca che risponde, sia attraverso tutto il nostro essere che è portato ad agire in modo nuovo.
TESTIMONIARE

«Accompagnato da mons. Hesayne, sono andato a visitare una città simile alla nostra Cortina d'Ampezzo: si chiama Bariloche. C'è la Bariloche bene, con i grandi palassi dei grossissimi proprietari terrieri dell'Argentina, di tutti i ras che vanno lì. E c'è la Bariloche povera, dei quartieri squallidi: in questa sono andato con due sacerdoti. É una cosa incredibile: quanta miseria, quanta povertà ho toccato con mano! Bambini cileni, boliviani, famiglie distrutte...
Faceva freddo, era il mese di ottobre (che là corrisponde al nostro mese di marzo) e si vedevno le montagne innevate, lo ricordo bene. Nel fango c'erano bambini a piedi scalzi, rossi per il freddo, che facevano volare i loro aquiloni. Era un tramonto limpidissimo. Ho "catturato" un bambino con alcune caramelle e gli ho chiesto: "Dove abiti?". Mi ha condotto in una stamberga, fatta di lamiere contorte. Sono entrato: c'era una donna con un bambino in braccio, sudamericana, gli occhi profondissimi; aveva trentadue anni ma ne dimostrava cinquanta e aveva dodici figli. Nella casupola fatta di lamiere non c'era nulla, solo un caminetto acceso, un televisore spento e un tavolino. Ho capito che, la notte, quello diventava il loro dormitorio; forse dormivano uno sull'altro. In quella miseria così squallida ho visto sul tavolo un libro in spagnolo: Il santo Vangelo di nostro Signore Gesù Cristo. Ho guardato quella donna e le ho detto: "Voi leggete il Vangelo?". Con un sorriso che non dimenticherò mai, mi ha risposto: "Unico consuelo por nuestra pobreza", (ricordo queste parole, non so se le dico bene, in spagnolo): "Il Vangelo è l'unica consolazione, l'unico sostegno per la nostra povertà".
Quando sono uscito, i bambini continuavano a far volare i loro aquiloni: a me sembrava che avessero ritagliato gli aquiloni sulle pagine del Vangelo, per annunciare alla Bariloche dei ricchi il Vangelo della liberazione».

 

Tonino Bello

 

 

LA SAPIENZA DEI PADRI

 Bessarione girava sempre con il Vangelo sotto il braccio,
cercando di attuare in tutto la Parola del suo Signore. Una volta
si imbattè in un uomo nudo e rimase nudo per rivestirlo. Gli
restava ancora il Vangelo e sedeva nudo «tenendo sotto l'ascella
la Parola che fa ricchi». Passa un funzionario e gli chiede: «Chi
ti ha spogliato?». Egli mostrando il Vangelo, rispose: «Questo!».
In seguito, incontrato per strada un povero, per aiutarlo andò di corsa
al mercato a vendere quella stessa Parola che dice:
«Vendi quello che hai e dallo ai poveri».

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