Rallegrati Figlia di Sion... il Signore tuo Dio è nel tuo grembo
Al cuore di questo
tempo di Avvento, tempo di invocazione e di attesa della venuta del
Signore nella gloria,
celebriamo oggi la festa che ricorda l'inizio
della vita di colei che sarebbe diventata «la madre del Signore» (Lc
1,43).
Grazie alla sua disponibilità a obbedire senza indugio alla Parola di Dio, Maria predispone tutto il suo essere affinché possa compiersi nella storia l'incarnazione, l'umanizzazione di Dio in Gesù: e la venuta del Figlio di Dio nella carne è per noi pegno della sua venuta alla fine dei tempi.
Maria
è figura di tutto il popolo dell'antica alleanza ormai gravido della
grazia del Signore, fatto capace di generare il Messia promesso.
L'annuncio del profeta Sofonia: «Rallegrati, figlia di Sion ... il Signore tuo Dio è nel tuo grembo» (Sof 3,14.17) si compie nell'annuncio dell'angelo a Maria: «Rallegrati, donna trasformata dalla grazia, il Signore è con te».
Questo saluto fa della vergine di Nazaret il segno di una realtà più
ampia della sua persona: venuta alla luce nel contesto dei «poveri del
Signore», dell'umile «resto di Israele» che confidava solo nel Signore
(cf. Sof 3,12), grazie alla sua fede Maria diviene la manifestazione
personale del popolo d'Israele, quella figlia di Sion che attendeva
nelle sofferenze della storia il parto della sua speranza e della sua
liberazione.
Ma il brano evangelico odierno, oltre a
narrare l'annuncio della nascita del Messia Gesù rivolto a Maria, è
anche il racconto della vocazione di Maria. Ciò a cui questa
ragazza di un'oscura borgata della Galilea è chiamata («concepirai un
figlio, lo darai alla luce») è semplicemente impossibile a lei che è
vergine e non ha relazioni con un uomo. Nella sua vicenda essa è il
segno manifesto e, insieme, paradossale del fatto che la chiamata di
Dio esige la disponibilità ad aprirsi alla novità inaudita operata
dalla potenza del suo Spirito; richiede la fiducia nel Dio cui «nulla è
impossibile» (cf. Gen 18,14)...
Ed
ecco che, dopo il suo iniziale turbamento, Maria non teme di offrire a
Dio la propria povertà e la propria piccolezza, pronunciando le
straordinarie parole che fanno di lei la madre dei credenti: «Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me secondo la sua Parola».
La Parola viva ed efficace (cf. Eb 4,12), compie prontamente ciò che
annuncia; ha solo bisogno di un destinatario che le obbedisca
puntualmente, lasciandosi trasformare da essa in una nuova creatura.
Proprio in questo consiste la grandezza di Maria: essa accoglie
risolutamente l'alleanza che Dio le offre e si dichiara pronta a
rispondere con tutta la vita alla volontà del suo Signore, a vivere «a
lode e gloria della sua grazia» (Ef 1,6).
Quale
che sia la vocazione di ciascuno di noi, giunge per tutti l'ora dello
sgomento, l'ora in cui la sequela pare impossibile. Ma ciò che è
avvenuto a Maria ha valore paradigmatico per i credenti di ogni
latitudine e di ogni tempo: «Non temere», «Il Signore è con te», sono le
promesse che Maria si è sentita rivolgere e sono le parole in cui può
dimorare il credente nella sua personale fatica di perseverare nella
vocazione. Ciò che infatti è fondamentale è celebrare la grazia di
Dio rivelatasi definitivamente in Gesù Cristo e narrare la sua fedeltà,
capace di sostenere anche la nostra.
Sì,
ogni cristiano è chiamato a generare in sé Cristo per opera dello
Spirito santo, ad essere dimora di Cristo (cf. 2Cor 13,5), «tempio dello
Spirito» (1Cor 6,19). Come Dio si è fatto carne in Maria così deve diventare presenza in noi: noi portiamo la nostra carne, il nostro essere a Dio affinché diventi la sua abitazione, e così possa essere benedizione per tutti gli uomini.
Enzo Bianchi
© Monastero di Bose
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