Al citofono non risponde : quando apro mi trovo davanti lui e il suo borsone pieno di cianfrusaglie sempre diverse. Nessuna di esse mi interessa minimamente ; ma lui pretende che le compri : con una voce roca e forse segnata dall’umiliazione, con un goffo perorare magari arrogante. Né, da prima, accetta i cambio un’elemosina; immagino perché si propone introiti più alti. Poi arriviamo a un compromesso: se ne va via non so se soddisfatto o deluso  e a me resta più di un’inquietudine.

Come spende il denaro ( poco ) che gli do ? Se lo beve appena scende le scale ? Gli serve per l’eroina o un po’ di neve bastarda, alla portata delle sue tasche ? Neppure è improbabile che l’elemosina vada almeno in parte a dei figli bambini. Io una cosa so per certo ( mi dica lei se sbaglio ): non posso fare domande.

Ogni volta che qualcuno mi chiede l’elemosina ho davanti a me il mio povero : di quale povertà si tratti non mi riguarda.

Non sono chiamato a premiarla né a punirla; non spetta a me dare voti agli affanni di una vita (che del resto non conosco).