Un boato nella notte.. fumo.. fiamme.. terrore e
distruzione.. Non è la sceneggiatura di un film ma è la sequenza di pensieri,
rapida, veloce provata da ognuno nel guardare quello che rimane della struttura
che, nella notte del 26 agosto, è stata incendiata da una macchina cosparsa di
benzina.
Quello compiuto contro la braceria- rosticceria
che la famiglia Caputi stava realizzando, con sacrifici e sforzi ma con
altrettanto entusiasmo, a Quasano è stato un vero e proprio atto criminale
volto, forse, più al dominio del territorio piuttosto che mera concorrenza
sleale.
Quasano, definita "piccola frazione
caratterizzata da pace e tranquillità", la sera di lunedì 27 agosto, è
diventata una culla per il centinaio di persone che vi si sono riversate:
uomini, donne, ma soprattutto giovani, tutti insieme con l'intento di
manifestare contro quell'atto abominevole; contro i mandanti, chiunque essi
siano, e contro gli esecutori, che non hanno pensato a sé stessi, al loro
paese.. semplicemente non hanno pensato.
E alla folla di gente, amici, parenti, torittesi
e forestieri non è rimasta altra cosa da fare che riunirsi, per far sentire il
loro grido unanime.. "Noi la mafia non la
vogliamo.. Non abbiamo paura!" e a palesare questo grido, è bastato un
corteo silenzioso, rotto solo dal vocio incredulo di quanti avevano sperato e
da uno striscione, tanto improvvisato quanto mai appropriato: "la MAFIA è una montagna di merda!", frase tratta
dalle parole di una vittima di mafia, Peppino Impastato, protagonista del film
"I cento passi", quelli, tanto per intenderci, che separavano casa sua da
quella del boss Tano Badalamenti.
Si è parlato subito di mafia..ma perché?? Vista la presunzione d'innocenza che la legge
prevede, è sbagliato condannare qualcuno fino all'emissione della
sentenza, per tanto, addossare con
certezza l'atto, alla mafia stessa è un'iperbole, ma non fu per caso una
macchina piena di tritolo ad uccidere il giudice Borsellino? Che differenza c'è
allora tra una macchina imbottita di tritolo ed una cosparsa di benzina?! Non è
forse lo stesso gesto? E non era forse la mafia tra i mandanti dell'attentato
del giudice? Il sillogismo è perfetto.. per questo si è parlato subito di
mafia.
Sradicare le aiuole sarebbe potuta essere una
bravata, come anche rompere i lampioni, e forse, fosse stato così, quella
braceria avrebbe comunque visto la luce con l'inaugurazione prevista per il 30
agosto ma, rendere una struttura nuova, inagibile, non è una bravata, è un
chiaro segnale per far vedere chi deve soccombere, ubbidire, stare zitto.
Stavolta è capitato a loro, e la prossima volta?
Parole di speranza sono arrivate anche dal
sindaco di Bari, Michele Emiliano, che
ha tempestivamente raggiunto il luogo con altri assessori del capoluogo barese,
era presente anche la giunta comunale di Toritto, di cui Quasano la frazione;
uomini importanti? No.. semplici uomini che hanno voluto esser vicini, non solo
ad una famiglia che ha visto infrangersi il loro sogno e il loro lavoro, ma
anche ad una comunità che forse, per la prima volta, ha dovuto aprire gli occhi
e guardare, in quella struttura così nuova e così distrutta, il grande nemico
che, silenzioso, lavorando nel sottobosco torittese, si è dilagato in una
comunità a cui è impedita la crescita sociale, economica e turistica. Una
comunità, che è diventata una grande famiglia perché, come anche il sindaco di
Bari ha affermato, "questo non è segno di quello che succede a uno solo, ad una
famiglia, ma è successo a tutti".
Si è infranto, in molti, il sogno di vivere in un
paesino tranquillo, dove i bambini possono essere liberi di stare nelle strade;
dove ognuno può aprire un'attività commerciale senza paura di pestare i piedi a
quelli che contano, dove i ragazzi possano trovar un lavoro "da ragazzi" dove
si guadagna poco, ma almeno è pulito; un paese dove le madri possano star
tranquille che negli ambienti frequentati dalla gioventù ci sia solo musica e
sano divertimento senza il terrore di una pillola nel fondo di un bicchiere.
Non sono speranze di un paese da sogno, ma di un paese che può essere reale,
basta trovare il coraggio di dire NO, di dire BASTA. E sicuramente ogni persona
era lì, quella sera, perché credeva fortemente in un'idea ed era decisa a
portarla a termine a testa alta, come uomini e donne d'onore!!
Ma chi sono i veri uomini d'onore? E se voi, cari
mandanti (perché dietro questo atto ci sono dei mandanti!!), credete d'esser
uomini d'onore, state commettendo un errore pantagruelico: questo non significa
essere uomini degni d'onore ma esseri incapaci di una concorrenza leale e
pulita.
Per questo noi cittadini abbiamo il DOVERE di
reagire, l'omertà, lo stare zitti, il far finta che nulla sia successo non è
sintomo di protezione ma vuol dire diventare come loro, uomini del disonore. Ma
adesso non possiamo più stare zitti, lo Stato e la mafia, se è di questo che si
tratta, non devono più contare sul nostro silenzio, in noi deve nascere una
sola idea, forte, salda, coraggiosa: quella della giustizia e della legalita'.
La realizzazione di un paese migliore va
costruita sul desiderio dei suoi cittadini di essere persone migliori, senza
viltà, senza paura di essere soli; fino a quando ci sarà chi avrà paura e
soccomberà, ci sarà anche chi continuerà a credere di poter ottenere ogni cosa
con le minacce e i ricatti.
Allora, da che parte decidiamo di stare?!?
Il sindaco Emiliano, da uomo, ha deciso da che
parte stare, i manifestanti hanno già fatto la loro scelta. Ora tocca a voi che
comodamente seduti in casa state leggendo queste parole di una persona stanca
di soprusi, che troppe volte ha visto l'illegalità trionfare grazie alla
silenziosa complicità del popolo italiano; ora tocca a voi guardare i vostri
figli negli occhi e prendervi la responsabilità di educarli ad una vita libera
ma legale, onesta, oppure potete anche continuare a chiuderli, i vostri occhi,
ma nel guardare vostro figlio che vi chiede
spiegazioni, mettetevi una mano sulla coscienza e poi, se volete,
mentite pure, anche questa è una scelta!
Un esame di coscienza, che parta dal popolo, per
arrivare fino alle istituzioni che ad oggi hanno permesso tutto ciò. A tutti
quegli uomini che, pur sapendo, sono rimasti in silenzio, guardando dall'altro
lato e stando zitti quando invece c'era da dire qualcosa; anche a voi questa
cittadinanza e tutta l'Italia chiede un esame di coscienza. I cittadini, quelli
onesti, hanno riposto nelle vostre mani la loro fiducia e, soprattutto, la loro
sicurezza. Vigili urbani, carabinieri, polizia, le città sono nelle vostre
mani, se anche voi vi girate dall'altro lato, chi ci difenderà?
Decidere cosa fare da grandi è un grande peso per
i giovani perché si comprende che ci si fa carico degli oneri e delle
difficoltà che il lavoro richiede. Ad una maestra viene chiesto di educare ed
insegnare ai bambini; ad un medico si richiede, secondo il giuramento di
Ippocrate, di salvare i pazienti e di fare il massimo per la loro vita; alle
forze armate è affidato il prestigioso compito di difendere la patria e il
popolo.. e la difesa non scende a compromessi, a seconda di chi sia il nemico,
ma la sicurezza dovrebbe essere garantita sempre e comunque. A noi piace
credere che le forze dello stato trabocchino di queste persone che credono nel
loro lavoro. Ora più che mai anche noi, cittadini torittesi, abbiamo bisogno di
sapere che anche noi possiamo sentirci sicuri nel nostro territorio, senza
paura che voi possiate girarvi dall'altro lato e lasciar correre come se non
sapeste nulla o peggio ancora, come se tutto fosse normale, quasi legittimato.
In conclusione, un'ultima parola ai mandanti.
Riprendendo le parole della moglie di Vito Schifani, agente della scorta caduto
nell'attentato a Capaci, diventate poi anche titolo del suo libro, rivolgo quest'esortazione ...
"Vi
perdono, ma inginocchiatevi!".
L'articolo è pubblicato sul
numero di Settembre 2007 de "L'incontro - periodico di cultura locale
fondato da don Pierino Dattoli- "
Per le fotografie si ringraziano gli amministratori del blog http://ghettotorittese.blogspot.com/
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