feb 21 2016
Testimonianza Giornata del Seminario 2016
Scritto da Angela Fariello   
domenica 21 febbraio 2016

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Ciao a tutti! Sono Antonio, questo per me è il 4° anno di cammino nel seminario minore di Bari; frequento il liceo classico "Socrate", tra qualche mese compirò 18 anni, e posso dire che, col passare del tempo, questa forte e provocante esperienza mi sta facendo guardare sempre più in profondità la mia vita, per scorgervi la volontà del Signore per me.

La nostra comunità è composta da 8 ragazzi, di paesi diversi della diocesi, e da 2 giovani educatori, tra cui il padre spirituale, che è il sacerdote con il quale cerchiamo maggiormente di trovare la strada giusta per ciascuno di noi. La giornata in seminario è armonica, e comprende la preghiera, la scuola , lo studio, il gioco, momenti di comunità (per veder film, confrontarci su argomenti di attualità) e altro ancora. Tra l'altro il seminario non è una realtà chiusa, ma sempre in contatto con l'esterno: noi infatti ci confrontiamo con i nostri compagni di classe, che non vivono quest'esperienza, e spesso incontriamo le diverse comunità parrocchiali della diocesi.

 

La meta di questo viaggio è ben precisa, ha un volto e un nome: si chiama Gesù; è Lui il vero tesoro che ogni giorno ci sforziamo di accogliere e di raggiungere, lungo la strada che Lui vorrà. Prima di essere un cammino per diventare necessariamente sacerdoti, il seminario innanzitutto ci può portare a essere veri cristiani credenti, persone, cioè, che hanno posto delle precise fondamenta nella loro vita, un'opzione di fondo stabile: Dio. Non si tratta di una scelta a parole o per teorie, ma passa attraverso i fatti quotidiani e le cose più ordinarie. Infatti ciò che si fa in seminario è proprio ricordarsi che Dio è al centro di tutte le cose: sia nella preghiera, come nello studio, nel gioco, sia a tavola sia a scuola; non si può lasciare Dio al di fuori di nessuna realtà, come se volessimo dirgli:" Tu qui non c'entri", magari aprendogli solo alcune porte, o solo nei momenti di preghiera. Il seminario è un'esperienza totale, perché fa capire che davvero Dio è con noi sempre; sta a noi riconoscerLo, scorgerLo in ciò che viviamo, non chiudendoGli alcuna porta.

 

Non è sempre semplice far questo; sforzarsi di dare al Signore il 1° posto vuol dire rinunciare a fare solo ciò che ci piace o che ci interessa, "perdere tempo" anche nelle cose più faticose per noi e che in apparenza sembrano non darci nulla in cambio. Ad esempio, nei primi anni di seminario, dedicavo troppo tempo allo studio, dimenticandomi spesso degli altri, perché facevo ciò che mi piaceva e mi interessava. Col tempo, però, grazie anche agli educatori, ho cercato di ridimensionare il tempo speso nello studio, perché ho capito davvero che stare di più con gli altri, impegnarsi davvero innanzitutto per il bene di chi mi sta accanto è un investimento, e non una perdita di tempo.

 

È proprio lo sforzo di mettere il Signore al centro della mia vita che ha fatto pian piano nascere in me la logica del dono: se proviamo, cioè, ad accorgerci dell'importanza di Dio, tutto diventa dono suo: per me sono sicuramente doni la mia vita, la mia famiglia, la mia parrocchia, questo cammino, i sacerdgiornata_seminario16_bis.jpgoti che ho incontrato finora, gli amici, i professori, coloro che si prendono cura di noi e pregano per noi, i momenti belli come quelli meno belli che ho vissuto, e tutto ciò che ho ancora da ricevere. Se tutto e tutti sono dono, allora posso essere davvero certo che nella mia vita ho ricevuto tanto, e sono certo che ciascuno di noi può dire lo stesso. Per questo la traccia formativa di quest'anno, che leggete sui manifesti della Giornata del Seminario, è:" Questa è la mia casa". Ci vogliamo, cioè, riconoscere innanzitutto figli nella grande casa del Padre, e poi nelle tante case in cui ci troviamo a vivere. I figli, in una casa, sanno che prima di imparare a dare, hanno ricevuto più di quanto potranno mai ricambiare; i veri figli si sentono amati dai genitori così come sono, e non hanno bisogno di indossare maschere che appesantiscono la vita; i veri figli scorgono negli altri dei fratelli e vivono la vera libertà, perché è su di essa che si poggia la casa.

Questo vuole essere il seminario: una casa d'amore aperta a tutti. La coscienza dei doni ricevuti da Dio ha fatto nascere nel mio cuore un forte sentimento di gratitudine. E solo dalla gratitudine può nascere la gratuità: dalla gratitudine dei doni ricevuti alla gratuità della vita donata. Questa è la Vocazione: è una risposta al tanto ricevuto! Vuol dire che non vado, crescendo, alla ricerca di ciò per cui mi sento portato, o che mi darà soldi, potere, fama e applausi; ma mi riconosco chiamato, riconosco cioè che il primo passo è del Signore e che la mia è una risposta, nella piena libertà, alla sua volontà. Per questo la vocazione non è solo diventare sacerdoti, perché in tanti modi, per tante vie Dio può chiedere la nostra collaborazione per portarLo agli altri, annunciando il Vangelo con la nostra stessa esistenza. Questo il seminario mi ha aiutato a comprendere finora, e a custodire nel mio cuore.

 

Ovviamente non si possono dire grandi "sì" se non ci si allena giorno dopo giorno a dire piccoli "sì", a rispondere alle vocazioni quotidiane. Così lo stare insieme, il dialogo sincero e profondo con i compagni di cammino e gli educatori, in particolar modo il padre spirituale, il gioco, lo studio, la preghiera, i vari impegni mensili e annuali non sono cose banali o da vivere con superficialità, ma ci allenano ad essere più docili per poter dire i "sì" più grandi della nostra vita. Dunque è nel compito che mi è stato affidato quest'anno di dare una mano a tavola, che c'è la mia vocazione quotidiana, così come in tutto ciò che facciamo nell'arco della giornata. Per tutto ciò che offre, il seminario è davvero il luogo privilegiato dove ragazzi con tante domande nel cuore possono scoprire la propria vocazione. E' possibile avvicinarsi con gradualità alla realtà del seminario grazie ai gruppi vocazionali per ragazzi e ragazze di tutte le età. Anch'io ho conosciuto il seminario gradualmente, frequentando il gruppo Emmaus, più o meno una volta a settimana, quando ero alla scuola media. Come comunità, abbiamo scritto una lettera indirizzata a tutte le parrocchie: vuole essere un invito affinché i giovani continuino ad avvertire forte il desiderio di incontrare Gesù e si ricordino che essere cristiani è una scelta di vita, che ci spinge a seguire le orme del Padre. In particolare vi chiedo una preghiera per tutti noi in vista degli esercizi spirituali, momento centrale del nostro anno formativo, che vivremo la prossima settimana a Fasano.           

 

 

 

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