dic 13 2013
Terza domenica di Avvento
Scritto da Angela Fariello   
venerdì 13 dicembre 2013
«E noi che cosa dobbiamo fare?»

 

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Tardi ti ho amato,

Bellezza tanto antica e tanto nuova;

tardi ti ho amato!

Tu eri dentro di me

e io stavo fuori,

ti cercavo qui,

gettandomi, deforme,

sulle belle forme delle tue creature.

Tu eri con me,

ma io non ero con te.

Mi tenevano lontano da te le creature

che, se non esistessero in te,

non esisterebbero per niente.

Tu mi hai chiamato,

il tuo grido ha vinto la mia sordità;

hai brillato,

e la tua luce ha vinto la mia cecità;

hai diffuso il tuo profumo,

e io l'ho respinto,

e ora anelo a te;

ti ho gustato,

e ora ho fame e sete di te;

mi hai toccato,

e ora ardo del desiderio della tua pace.

 

(S. Agostino, Le Confessioni X,27)

 

Ripuliamoci dalla colpa!

Dunque, fratelli, noi che siamo in attesa del Natale del Signore, ripuliamoci da ogni residuo di colpa!Colmiamo i suoi tesori di doni diversi, perchè nel Giorno Santo si possano accogliere i forestieri, ristorare le vedove, vestire i poveri! Infatti che cosa succederebbe, se in una stessa casa dei servi dello stesso padrone uno vestisse orgoglioso abiti di seta, un altro fosse coperto di stracci; uno fosse rimpinzato di cibo, un altro patisse la fame e il freddo; quegli fosse tormentato da indigestione per le gozzoviglie del giorno prima, questi invece non riuscisse a placare la fame del giorno prima?
Oppure quale sarebbe il valore della nostra preghiera? Chiediamo di essere liberati dal nemico noi che non siamo liberali vers i fratelli. Imitiamo nostro Signore! Se infatti egli vuole che i poveri siano insieme con noi partecipi della grazia celeste, perchè non dovrebbero essere partecipi con noi dei beni terreni? E non siano privi di nutrimento quelli che sono fratelli nei sacramenti, se non altro per meglio difendere per mezzo loro la nostra causa davanti a Dio, così che noi li manteniamo a nostre spese ed essi rendano grazie a lui. Quanto più poi il povero benedice il Signore, tanto più gioverà a chi gli fa benedire il Signore.


(Massimo di Torino, Discorso 60, 3-4)

 

 

COMMENTO AL VANGELO

 

 

PER LA RIFLESSIONE

Possiamo celebrare cento natali senza che, mai, Dio nasca nei nostri cuori.
Perciò ci dedichiamo del tempo, perciò ci concentriamo in questo breve tempo di Avvento.
Siamo qui per essere pres, strappati al turbinio della quotidianità, per fare come Maria e dimorare nell'ascolto, per riconoscere i tanti profeti che stanno intorno a noi e ci indicano il Cristo. Il finto Natale che scorda il festeggiamento sfodera il suo vuoto: le luminarie addobbano le nostre città, le vetrine si riempiono di seducenti (e spesso inavvicinabili) doni, lo scipito bambinello è ormai definitivamente dimenticato in nome di una distorta visione del rispetto delle fedi altrui.
L'aria, però, è greve.
La crisi continua a togliere prospettive, lo scenario politico ed economico è inquietante. Dopo duemila anni di natali, non avete l'impressione che poco o nulla sia cambiato? Dio è venuto, bene, è allora? I forti continuano a fare i prepotenti, le logiche dell'egoismo prevalgono, le miserie abbondano, alla faccia del radioso futuro dell'umanità.

Il Giovanni che incontriamo oggi è ben diverso di quello esaltato e scontroso della settiaman scorsa. Giovannni è in carcere e sa che sta per essere giustiziato a causa della sorda rabbia di una stizzita donna e dalla debolezza di un re fantoccio. Giovanni ha vissuto tutta la sua urticante vita solo per preparare la strada al Messia, lo ha riconosciuto, nascosto nella folla dei pentitenti che giungevano a farsi battezzare, lo ha accolto, stupito e frastornato per l'atteggiamento nascosto e umile del Salvatore del mondo.
Ma ora è perplesso, Giovanni, dubbioso. Le notizie che gli giungono dai suoi discepoli lo lasciano costernato: il Messia non sta incitanto la gente con veemenza, ha assunto un basso profilo, mediocre.

È troppo diverso questo Messia dal Messia atteso da Giovanni e da Israele, troppo diverso. Diverso dal Dio che vorremmo noi.

Dio ci spiazza sempre, è sempre radicalmente diverso da come ce lo immaginiamo.
Gesù ci svela il volto di un Dio celato, evidente sì, ma non banale, pieno di ogni tenerezza e sensibilità. Gesù ci spiazza svelandoci che Dio divide il mondo in chi ama, o cerca di amare, o almeno si lascia amare, e chi no. E l'amore è una possibilità immensa, l'unica cosa che tutti ci lega.

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