Relazione sull’attività della Caritas parrocchiale San Nicola di Toritto. Anni 2007- 2011 |
Scritto da Mino Bellini | |||||||||||||
mercoledì 09 novembre 2011 | |||||||||||||
Paolo VI, che ha voluto la Caritas come organismo parrocchiale diceva:
«Una crescita del popolo di Dio, nello spirito del Concilio Vaticano II,
non è concepibile senza una maggior presa di coscienza da parte di tutta la
comunità cristiana delle proprie responsabilità nei confronti dei bisogni dei
suoi membri».
La caritas voluta da Paolo VI ha questo "ministero" nella chiesa: educare la comunità a diventare responsabile dei bisogni dei fratelli. Responsabile significa capace di una prossimità, qui e adesso, che eviti l'incancrenirsi del bisogno in esclusione, in emarginazione, in povertà, ma significa anche capace di stabilire una relazione che faccia sentire "l'altro" non solo una mancanza, una patologia, un diverso, ma "un fratello amato per nome". E questo richiede competenza: non basta il cuore per una prossimità-sacramento. E la competenza va educata, formata, preparata. La parola è "pedagogia", ossia la disponibilità nel farsi prossimo, attraverso un percorso educativo, capace prima di tutto di fare del servizio una scuola di incontro e di relazione autentica.
In tal senso diventa una pedagogia, un percorso che educa prima di tutto noi stessi ad essere più autentici e più trasparenti rispetto al senso del nostro rispondere, rispetto al perché siamo lì a metterci in gioco mossi dal voler rispondere alla solita domanda: "Dov'è tuo fratello ?". Una pedagogia che non è compiuta se non è capace di innestare questo percorso dentro la comunità cristiana, se non è capace di coinvolgerla e provocarla affinché il suo agire pastorale non sia solo un parlare, un dire concetti religiosi, ma diventi sacramento, grembo fecondo, idoneo a generare l'incontro con il Dio-amore, il Dio di Gesù Cristo. Il Dio - responsabile che ama per nome e che rispondendo sceglie di "giocarsi" facendosi servo di ogni creatura umana.
Quindi si capisce la Caritas da quello che fa, da quello che è, da che senso ha la sua presenza. Per tentare una risposta, che ci vede comunque inadeguati, occorre quantificare il "quello che fai". Ecco il senso dei numeri che saranno dati. Essi sono solo l'indice, la sagoma di un percorso che può cominciare a prender forma anzitutto nella misura della formazione e delle persone coinvolte nel farsi prossimità. É doveroso, perciò, dopo un certo cammino, soffermarsi a considerare noi come siamo messi e quali problemi hanno ostacolato la realizzazione concreta delle opere di carità che sono il segno visibile di quanto, le parole di Cristo, si siano fatte vita quotidiana, modo di essere dei cristiani di Toritto. Da dove partire per l'analisi? È utile rileggere stralci della relazione programmatica presentata nell'ultimo Consiglio pastorale all'inizio della sua attività.
Le ragioni di un nuovo impegno (Anno 2007) Nella nostra comunità torittese sono tanti i fratelli che ci chiedono aiuto ed amore: gli abbandonati a sé stessi, gli emarginati, i delinquenti, i carcerati, gli ammalati, i diversamente abili, gli anziani soli, i tossici, i separati ed i divorziati, i disoccupati, gli sfruttati, i senza dimora, i migranti, tutti gli odiati. Non soltanto questi fratelli hanno bisogno di amore, ma anche l'ambiente in cui Dio ci ha fatto dono di nascere: pulizia, ordine, rispetto delle cose create, un cielo limpido e pulito, acqua pulita e non sprecata, strade e terreni non coperti dai mille rifiuti che si producono nella nostra sete di consumi. La pace, a partire da noi stessi, dai nostri figli, dai fratelli, i genitori, il vicino di casa, il collega di lavoro, l'amico dell'associazione, il compagno di giochi, il giocatore della squadra avversa, il tifoso dell'altra squadra...
Il nuovo impegno (Anno 2007) Da tutto quanto su scritto è nata l'esigenza di organizzare la nostra Caritas parrocchiale in maniera più ampia, articolata... I settori di intervento praticabili sono stati schematizzati in maniera da renderli prontamente verificabili. Si possono così elencare :
Si è anche ipotizzata la progettazione di un percorso di studio e formazione sulla "Dottrina sociale della Chiesa", rivolto agli imprenditori locali, alle associazioni di categoria, ai professionisti. Tutte le realtà associative esistenti in parrocchia saranno stimolate ad uscire dai propri ambiti operativi per mettere "in rete" i doni e le capacità possedute, si cercherà di creare un anelito all'unità parrocchiale mediante l'organizzazione di iniziative comuni , operatività nuove. Si individueranno persone da delegare alla partecipazione delle iniziative della Caritas diocesana, onde aprire la comunità torittese alle necessità ed ai bisogni presenti nella diocesi, favorendo, così, il potenziamento ed il miglior utilizzo di iniziative che, se slegate e campanilistiche, sarebbero impossibilitate ad affrontare efficacemente i problemi di più grande portata quali, ad esempio, la disoccupazione. Si rende necessaria la costituzione di un consultorio per la vita. Nell'immediato si è deciso di organizzare il Centro d'ascolto della Caritas parrocchiale "con la funzione preminente di "autoambulanza" della parrocchia, per un pronto intervento che attenui le necessità più impellenti dei fratelli nel bisogno". Sarà pure compito, del centro di ascolto , fungere da antenna dei bisogni della comunità, segnalando tutti quei casi in cui occorrerà un intervento più impegnativo della intera comunità parrocchiale. Il centro di ascolto gestirà la dispensa dei viveri, il guardaroba, i piccoli interventi economici, il segretariato sociale. Si provvederà a stipulare una convenzione con il Banco alimentare per l'approvigionamento dei viveri di prima necessità. Si cercherà di costituire dei punti fissi di raccolta viveri presso i negozi di generi alimentari ed i supermercati presenti sul territorio. Le attività del centro di ascolto si svolgeranno in locali della parrocchia idonei ad accogliere amorevolmente i fratelli, senza barriere architettoniche e che possano, laddove possibile, garantire il massimo riserbo per chi accede ai locali. Resta, comunque, obiettivo prioritario per la Caritas parrocchiale , l'educazione della comunità torittese, in tutte le sue componenti ed istituzioni, all'amore cristiano; ci si adopererà per favorire la presa di coscienza del fatto che la comunità potrà salvarsi solo se si aprirà all'amore di Cristo e dei fratelli. Solo su questo verremo giudicati.
Un primo, breve, bilancio consuntivo. I numeri.
É difficile analizzare se stessi, è ancora più difficile ricordare come eravamo e come siamo diventati. Per chiarezza e semplicità verranno forniti dei numeri che sintetizzano l'essere della Caritas ed il suo agire nella comunità. I volontari che hanno partecipato alle attività della Caritas sono stati, in media, quindici. Le ore settimanali dedicate al servizio ammontano a circa tre a testa. Gli incontri organizzativi e formativi si sono tenuti con cadenza mensile.
I
nuclei famigliari assistiti sono passati dalle trenta unità dell'anno 2007-2008
alle ottanta del 2011. I servizi prestati sono stati: distribuzione alimenti, distribuzione abiti, interventi economici d'emergenza, assistenza a domicilio, raccolta fondi in autotassazione, parziale intervento di segretariato sociale ed integrazione culturale.
I fondi impiegati sono così ripartiti par anno solare:
I criteri di calcolo per il valore degli alimenti e del vestiario è ipotetico poiché è stimato su un valore minimale indicato dalle forniture del banco alimentare che ammonterebbero ad una media mensile per assistito di euro20 per gli alimenti ed euro 5 per il vestiario ed altri beni di prima necessità. La differenza è costituita dagli interventi di natura economica effettuati per l'assistenza. I valori indicati sono solo di natura economica e prescindono dai costi per l'organizzazione e l'espletamento del servizio.
Carità, testimoni cercansi. La lettura dei numeri ci consente una considerazione immediata, la consistenza degli interventi mette in luce la generosità della comunità torittese, anche se alcune risorse economiche sono attinte al di fuori della stessa. É, altresì, evidente l'esiguo numero di operatori volontari che manifesta una certa distanza della gran parte della comunità dalla partecipazione in prima persona alle opere di carità. Si potrebbe ipotizzare, in conclusione, che il bisogno primario della comunità sia il percorso pedagogico di cui si relazionava agli inizi. Tutti i settori di intervento citati nella relazione programmatica dell'anno 2007 sono stati abbozzati, alcuni avviati, ma grande assente resta la partecipazione dei più e, soprattutto, dei più giovani. Con l'aiuto del Signore Gesù, ed affidandoci a Maria Madre della tenerezza, nostra intercessrice, sicuramente il percorso intrapreso continuerà più spedito.
|