mar 26 2011
Terza Domenica di Quaresima
Scritto da Angela Fariello   
sabato 26 marzo 2011
«Stà in silenzio davanti al Signore e spera in lui.»
 
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I pozzi, come le sorgenti, sono il luogo privilegiato dell'incontro.
Gli uomini del deserto si trovano sempre attorno a un pozzo d'acqua.
I nomadi che siamo noi lo facevano una volta
attorno alle fontane dei nostri villaggi di un tempo.
Era un luogo di ritrovi, di dialoghi e di scambi
su tutte quelle cose della vita quotidiana, quelle che toccano il cuore e il corpo,
quelle che tessono il filo dei nostri giorni, dei nostri mesi, dei nostri anni...
In questi luoghi si dicono anche i nomi degli esseri che ci sono cari,
sempre vivi per la parola, come per aprire le dimensioni d'eternità!
È in questi luoghi pieni d'intimità che corre la parola
e che talvolta si dice l'essenziale di una vita.
L'acqua attinta nel fondo del pozzo e nel fondo del cuore
placa spesso lasete dei parlatori che siamo noi.
Chiedendo da bere l'acqua che disseta,
si apra l'ascolto al canto della musica delle parole intese
come il Maestro che fa scaturire al cuore della samaritana
il segreto di una vita incistata fra la carne e lo spirito.
ci voleva l'acqua viva dello sguardo e della parola di Gesù
per trasformare tutta una vita donando all'avvenire una passione nuova
come una sete di domani nuovi.

ANNUNCIARE

Max Picard, uno psicologo svizzero vissutonella prima metà del secolo scorso, ha definito l'uomo dell'era tecnologica «un'appendice del rumore». Egli osserva: «Nulla ha tanto mutato l'essenza dell'uomo quanto la perdita del silenzio. Nè l'invenzione della stampa, nè la tecnica, nè l'istruzione obbligatoria hanno tanto radicalmente mutato la fisionomia umana quanto la perdita di ogni relazione con il silenzio, quanto il fatto che il silenzio non esiste più come una cosa del tutto naturale, naturale come le nubi del cielo, come l'aria che respiriamo. L'uomo che ha perduto col silenzio una sua proprietà, ma è stato modificato in tutta la sua natura». La nostra mente continuamente verbalizza e traduce ogni cosa esistenziale in parola. Si vede un fiore e lo si verbalizza, si vede un tramonto e lo si verbalizza. Queste parole creano una barriera, un ostacolo che impedisce la formazione di una mente contemplativa e l'incapacità di gustare ciò che si sta contemplando. È bene chiedersi: siamo capaci di fermarci, di fare silenzio e di ascoltare? Lasciamo penetrare in noi la Parola della verità?

Gesù, al pozzo di Giacobba, si rivolge a una donna di Samaria, dicendo: «Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice "dammi da bere", tu stessa gliele avresti chiesto ed egli ti avrebbe dato acqua viva» (Gv 4,10).
Se non ci si ferma a considerare ciò che il Signore può elargire a coloro che desiderano la sua vita non si può ottenere l'acqua viva che disseta. Il silenzio ci ripristina, ci risana, ci fa rifiorire perchè irrora un'acqua che solo il Signore sa elargire.

Il silenzio è l'attitudine della mente che ci permette di realizzare lo stacco nei confronti delle mille fonti di confusione e agitazione in cui siamo abitualmente immersi e con cui ci identifichiamo. È essenziale spogliarci di tutto, entrare con consapevolezza dentro di sè e lasciare parlare, nel silenzio, la Presenza che abita in noi.

 

CELEBRARE

Nell'agire umano la parola è una dimensione necessaria per comunicare con gli altri, ma lo è anche il silenzio, elemento che nelle azioni liturgiche è capace di promuovere la partecipazione attiva dei fedeli.
Il silenzio è un parte, un momento proprio di ogni liturgia, così come lo sono la parola, il gesto, il canto, il movimento. Nella celebrazione dell'Eucarestia è bene rispettare il silenzio perchè «durante l'atto penitenziale e dopo l'invito alla preghiera, il silenzio aiuta il raccoglimento; dopo la lettura o l'omelia è un richiamo a meditare brevemente ciò che si è ascoltato; dopo la comunione, favorisce la preghiera interiore di lode e di ringraziamento» (Praenotanda, n.24). Queste pause di silenzio sono prescritte come aspetti propri e parte integrante della celebrazione. 

Il silenzio è una forma di partecipazione attiva: esige un'attenzione maggiore perchè ci richiama a noi stessi, ci spinge a riflettere, a interiorizzare, a personalizzare ciò che si realizza comunitariamente. 

L'aspetto principale del silenzio è di permettere a Dio di parlarci e a noi di poter vivere la presenza del mistero che parla alla nostra vita, ai nostri problemi e ci riempie di gioia; lasciare che lo Spirito santo semini la saggezza e l'amore, possa agire in noi e trasformarci in creature nuove. 

 

TESTIMONIARE

«La nostra missione non è forse quella di portare Dio ai poveri nelle strade? Non un Dio morto ma un Dio vivo, un Dio di amore. Più riceviamo nella nostra preghiera nel silenzio, più possiamo dare nel silenzio, più possiamo dare nel nostro lavoro. Il silenzio ci offre un nuovo modo di vedere le cose. Gesù è sempre lì ad aspettarci in silenzio: in questo silenzio egli ci ascolta e parla alle nostre anime. Lì noi ascoltiamo la sua voce. Il silenzio interiore è molto difficile, ma dobbiamo fare lo sforzo di pregare intensamente. In questo silenzio troviamo una nuova energia e la vera unione. La forza di Dio passa in noi, permettendoci di fare bene le cose che dobbiamo fare, di sintonizzare perfettamente i nostri pensieri con i suoi pensieri, la nostra vita con la sua vita. Le nostre parole sono inutili se non escono dalle profondità del cuore.

Sforzatevi di camminare alla presenza di Dio, di vedere Dio in ogni persona che incontrate e di vivere la vostra meditazione del mattino durante tutta la giornata. Per le strade soprattutto irradiare la gioia di appartenere a Dio, di vivere con lui e di appartenergli. Custodite quel silenzio che Gesù conservò per trent'anni a Nazareth e che continua a conservare nel tabernacolo, dove intercede per noi. 

Dio ama il silenzio. Il suo linguaggio è il silenzio. Ci chiede di fare silenzio per scoprirlo. Ci parla nel silenzio del cuore. Gesù ha trascorso quaranta giorni nella solitudine e nel silenzio prima di iniziare la sua vita pubblica. Si è spesso ritirato in disparte, tutto solo, passando la notte sui monti in silenzio e nella preghiera.

Colui che parlava con autorità ha passato la prima parte della sua vita nel silenzio. Nell'Eucarestia, il suo silenzio è la lode del Padre più alta e autentica.

Abbiamo bisogno di silenzio per essere soli con Dio, per parlargli, per lasciare penetrare le sue parole in profondità nei nostri cuori. Abbiamo bisogno di essere soli con Dio nel silenzio, per essere rinnovati e trasformati. Il silenzio ci permette una nuova percezione della vita. In esso veniamo colmati dalla forza di Dio, quella forza che ci permettedi fare tutto con gioia. Il silenzio è il fondamento della nostra unione con Dio e fra di noi.

Il frutto del silenzio è la preghiera; il frutto della preghiera è la fede; il frutto della fede è l'amore; il frutto dell'amore è il silenzio.

Madre Teresa di Calcutta

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