Seconda Domenica di Quaresima |
Scritto da Angela Fariello | ||
domenica 20 marzo 2011 | ||
«Questo è il figlio mio prediletto. Ascoltatelo!»
ANNUNCIARE
La trasfigurazione di Gesù sul monte Tabor è il segno del compimento del destino dell'uomo. Per gli apostoli presenti alla trasfigurazione l'essenziale non è tanto l'aver visto Cristo nella gloria, quanto l'aver udito dal Padre questo invito: «Ascoltatelo!».
Solo nell'ascolto si può affermare con Paolo: «Per me vivere è Cristo!». Questo è il messaggio della trasfigurazione: ascoltare Cristo, per essere come Lui. L'ascolto caratterizza l'esperienza del credente, perchè il Signore parla e si fa conoscere attraverso la luce della Parola.
Senza la Parola, l'esperienza dei credenti a cosa si riduce? Al ripetersi di un rito, che non riesce a iscriversi nel circuito della vita quotidiana.
Non è difficile comprendere la difficoltà di quanti rilevano che le nostre celebrazioni sono, a volte, monotone, noiose, incapaci di parlare all'uomo di oggi. Diventa forse necessario lasciare spazio all'evocazione. Evocare quello che la Parola può generare nella vita di una persona o di una comunità che si lasciano interpellare e trasformare. Mostrare come essa sia "luce" nel tempo della scelta, "pace" quando sorgono spontanei e con irruenza l'odio e la vendetta, "conforto" nei frangenti drammatici...
CELEBRARE
Il momento privilegiato dell'ascolto è la liturgia della Parola. Si tratta di un momento in cui ci si pone di fronte ad una presenza: si ascolta e si riceve come Parola dello stesso Dio la Parola che viene proclamata.
Se è vero che la lettura personale della Scrittura può toccare il cuore e aprire all'incontro con Cristo, è altrettanto vero che è la liturgia il luogo dove il popolo dei battezzati, radunato come Chiesa nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, riconosce come Parola proveniente da Dio stesso le letture proclamate dal libro delle Scritture. Quando si proclama la Parola, chi è che parla? La risposta non è semplice. Infatti, quando l'assemblea ascolta, per esempio un brano di Geremia, è certamente il lettre che parla (foneticamente), ma è anche Geremia (letterariamente) e soprattutto è Dio (spiritualmente). Quali effetti produce la Parola? Discende: si apre una comunicazione tra Dio e il suo popolo. La Parola esce «dalla bocca di Dio» e discende per raggiungere le nostre orecchie; noi la ascoltiamo e ne assimiliamo il significato: non si tratta di semplici suoni, ma di parole articolate in un linguaggio che comprendiamo. Feconda: la Parola viene deposta in noi, ci raggiunge nel cuore, luogo segreto, sede della volontà e dell'amore, provocando un movimento. Non si tratta di comprenderla in senso concettuale, ma di essere "toccati", provocati allo stupore, all'abbandono, alla lotta interiore e alla resistenza per la chiamata a un cambiamento di vita. Risale: la Parola ascoltata, una volta entrata nel cuore, non si ferma: c'è anche una risalita, sia attraverso la nostra bocca che risponde, sia attraverso tutto il nostro essere che è portato ad agire in modo nuovo.
TESTIMONIARE
«Accompagnato da mons. Hesayne, sono andato a visitare una città simile alla nostra Cortina d'Ampezzo: si chiama Bariloche. C'è la Bariloche bene, con i grandi palassi dei grossissimi proprietari terrieri dell'Argentina, di tutti i ras che vanno lì. E c'è la Bariloche povera, dei quartieri squallidi: in questa sono andato con due sacerdoti. É una cosa incredibile: quanta miseria, quanta povertà ho toccato con mano! Bambini cileni, boliviani, famiglie distrutte...
Tonino Bello
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