Andare a Betlem |
Scritto da Don Tonino Bello | |
venerdì 24 dicembre 2010 | |
Vorrei essere per voi uno di quei pastori veglianti sul gregge, che nella notte del primo Natale, dopo l'apparizione degli angeli, alzà la voce e disse ai compagni: «Andiamo fino a Betlem, e vediamo questo avvenimento che il Signore ci ha fatto conoscere».
Andiamo fino a Betlem. Il viaggio è lungo, lo so. Molto più lungo di quanto non sia stato per i pastori. Ai quali bastò abbassarsi sulle orecchie avvampate dalla brace il copricapo di lana, allacciarsi alle gambe i velli di pecora, impugnare il vincastro e scendere giù per le gole di Giudea, lungo i sentieri odorosi di sterco e profumati di menta.
Per noi ci vuole molto più che una mezz'ora di strada. Dobbiamo attraversare venti secoli di storia. Dobbiamo valicare il pendio di una civiltà che qualificandosi cristiana, stenta a trovare l'antico tratturo che la congiunge alla sua ricchissima sorgente: la capanna povera di Gesù. Andiamo fino a Betlem. Il viaggio è faticoso, lo so.
Molto più faticoso di quanto è stato per i pastori. I quali, in fondo, non dovettero lasciare altro che le ceneri del bivacco, le pecore ruminanti tra i dirupi dei monti, e la sonnolenza delle nenie accordate sui rozzi flauti d'Oriente. Noi, invece, dobbiamo abbandonare i recinti di cento sicurezze, i calcoli smaliziati della nostra sufficienza, le lusinghe di raffinatissimi patrimoni culturali, la superbia delle nostre conquiste... per andare a trovare che? «Un bambino avvolto in fasce, che giace in una mangiatoia». Andiamo fino a Betlem. Il viaggio è difficile, lo so. Molto più difficile di quanto non sia stato per i pastori. Ai quali, perchè si mettessero in cammino, bastarono il canto delle schiere celesti e la luce da cui furono avvolti. Per noi, disperatamente in cerca di pace, ma disorientati da sussrri e grida che annunziano salvatori da tutte le parti, e costretti ad avanzare a tentoni nelle circospezioni di infiniti egoismi, ogni passo verso Betlem sembra un salto nel buio.
Andiamo fino a Betlem, come i pastori. L'importante è muoversi. Allora, finalmente, non solo il cielo dei nostri presepi, ma anche quello della nostra anima sarà libero dallo smog, privo di segni di morte, e illuminato di stelle. E dal nostro cuore, non più pietrificato dalle delusioni, strariperà la speranza.
Don Tonino Bello, Alla finestra la speranza, San Paolo, 2004
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