E'
in questa prospettiva che i discepoli di Cristo sparsi in tutto il mondo
operano, si affaticano, gemono sotto il peso delle sofferenze e donano la vita. Riaffermo
con forza quanto più volte è stato detto dai miei venerati Predecessori: la Chiesa non agisce per
estendere il suo potere o affermare il suo dominio, ma per portare a tutti
Cristo, salvezza del mondo. Noi non chiediamo altro che di metterci al servizio
dell'umanità, specialmente di quella più sofferente ed emarginata, perché
crediamo che "l'impegno di annunziare il Vangelo agli uomini del nostro tempo...
è senza alcun dubbio un servizio reso non solo alla comunità cristiana, ma
anche a tutta l'umanità" (Evangelii
nuntiandi,1), che "conosce stupende conquiste, ma sembra avere smarrito il
senso delle realtà ultime e della stessa esistenza" (Redemptoris missio, 2).
- Tutti i Popoli chiamati
alla salvezza
L'umanità intera, in verità,
ha la vocazione radicale di ritornare alla sua sorgente, che è Dio, nel Quale
solo troverà il suo compimento finale mediante la restaurazione di tutte le
cose in Cristo. La dispersione, la molteplicità, il conflitto, l'inimicizia
saranno rappacificate e riconciliate mediante il sangue della Croce, e
ricondotte all'unità. L'inizio nuovo è già
cominciato con la risurrezione e l'esaltazione di Cristo, che attrae tutte le
cose a sé, le rinnova, le rende partecipi dell'eterna gioia di Dio. Il futuro
della nuova creazione brilla già nel nostro mondo ed accende, anche se tra
contraddizioni e sofferenze, la speranza di vita nuova. La missione della
Chiesa è quella di "contagiare" di speranza tutti i popoli. Per questo Cristo
chiama, giustifica, santifica e invia i suoi discepoli ad annunciare il Regno
di Dio, perché tutte le nazioni diventino Popolo di Dio. E' solo in tale
missione che si comprende ed autentica il vero cammino storico dell'umanità. La
missione universale deve divenire una costante fondamentale della vita della
Chiesa. Annunciare il Vangelo deve essere
per noi, come già per l'apostolo Paolo, impegno impreteribile e primario.
2. Chiesa Pellegrina
La
Chiesa
universale, senza confini e senza frontiere, si sente responsabile
dell'annuncio del Vangelo di fronte ai popoli interi (cfr. Evangelii nuntiandi, 53). Essa, germe di speranza per vocazione,
deve continuare il servizio di Cristo al mondo. La sua missione e il suo
servizio non sono a misura dei bisogni materiali o anche spirituali che si
esauriscono nel quadro dell'esistenza temporale, ma di una salvezza
trascendente, che si attua nel Regno di Dio (cfr. Evangelii
nuntiandi, 27). Questo Regno, pure essendo nella sua completezza
escatologico e non di questo mondo
(cfr. Gv 18,36), è anche in
questo mondo e nella sua storia forza di giustizia, di pace, di verità libera e
di rispetto della dignità di ogni uomo. La Chiesa mira a trasformare il mondo con la
proclamazione del Vangelo dell'amore, "che rischiara sempre di nuovo un mondo
buio e ci dà il coraggio di vivere e di agire e... in questo modo di far entrare
la luce di Dio nel mondo" (Deus caritas
est, 39). E' a questa missione e servizio che, anche con questo Messaggio,
chiamo a partecipare tutti i membri e le istituzioni della Chiesa.
3. Missio ad gentes
La missione della Chiesa,
perciò, è quella di chiamare tutti i popoli alla salvezza operata da Dio
tramite il Figlio suo incarnato. E' necessario pertanto rinnovare l'impegno di
annunciare il Vangelo, che è fermento di libertà e di progresso, di fraternità,
di unità e di pace (cfr. Ad gentes, 8).
Voglio "nuovamente confermare che il mandato d'evangelizzare tutti gli uomini
costituisce la missione essenziale della Chiesa" (Evangelii nuntiandi, 14), compito e missione che i vasti e profondi
mutamenti della società attuale rendono ancor più urgenti. E' in questione la
salvezza eterna delle persone, il fine e compimento stesso della storia umana e
dell'universo. Animati e ispirati dall'Apostolo delle genti, dobbiamo essere
coscienti che Dio ha un popolo numeroso in tutte le città percorse anche dagli
apostoli di oggi (cfr. At 18, 10).
Infatti "la promessa è per tutti quelli che sono lontani, quanti ne chiamerà il
Signore Dio nostro" (At 2, 39).
La Chiesa intera deve impegnarsi
nella missio ad gentes, fino a che la
sovranità salvifica di Cristo non sia pienamente realizzata: "Al presente non vediamo
ancora che ogni cosa sia a Lui sottomessa" (Eb
2, 8).
4. Chiamati ad
evangelizzare anche mediante il martirio
In questa Giornata dedicata
alle missioni, ricordo nella preghiera coloro che della loro vita hanno fatto
un'esclusiva consacrazione al lavoro di evangelizzazione. Una menzione
particolare è per quelle Chiese locali, e per quei missionari e missionarie che
si trovano a testimoniare e a diffondere il Regno di Dio in situazioni di
persecuzione, con forme di oppressione che vanno dalla discriminazione sociale
fino al carcere, alla tortura e alla morte. Non sono pochi quelli che
attualmente sono messi a morte a causa del suo "Nome". E' ancora di tremenda
attualità quanto scriveva il mio venerato Predecessore, Papa Giovanni Paolo II:
"La memoria giubilare ci ha aperto uno scenario sorprendente, mostrandoci il
nostro tempo particolarmente ricco di testimoni che, in un modo o nell'altro,
hanno saputo vivere il Vangelo in situazioni di ostilità e persecuzione, spesso
fino a dare la prova suprema del sangue" (Novo
millennio ineunte, 41).
La partecipazione alla missione di
Cristo, infatti, contrassegna anche il vivere degli annunciatori del Vangelo,
cui è riservato lo stesso destino del loro Maestro. "Ricordatevi della parola
che vi ho detto: Un servo non è più grande del suo padrone. Se hanno
perseguitato me, perseguiteranno anche voi" (Gv 15, 20). La
Chiesa si pone sulla stessa via e subisce la stessa sorte di
Cristo, perché non agisce in base ad una logica umana o contando sulle ragioni
della forza, ma seguendo la via della Croce e facendosi, in obbedienza filiale
al Padre, testimone e compagna di viaggio di questa umanità.
Alle Chiese antiche come a quelle di
recente fondazione ricordo che sono poste dal Signore come sale della terra e
luce del mondo, chiamate a diffondere Cristo, Luce delle genti, fino agli
estremi confini della terra. La missio ad
gentes deve costituire la priorità dei loro piani pastorali.
Alle Pontificie Opere Missionarie va
il mio ringraziamento e incoraggiamento per l'indispensabile lavoro che
assicurano di animazione, formazione missionaria e aiuto economico alle giovani
Chiese. Attraverso queste Istituzioni pontificie si realizza in maniera
mirabile la comunione tra le Chiese, con lo scambio di doni, nella
sollecitudine vicendevole e nella comune progettualità missionaria.
5. Conclusione
La
spinta missionaria è sempre stata segno di vitalità delle nostre Chiese (cfr. Redemptoris missio, 2). E' necessario,
tuttavia, riaffermare che l'evangelizzazione è opera dello Spirito e che prima
ancora di essere azione è testimonianza e irradiazione della luce di Cristo
(cfr. Redemptoris missio, 26) da
parte della Chiesa locale, la quale invia i suoi missionari e missionarie per
spingersi oltre le sue frontiere. Chiedo perciò a tutti i cattolici di pregare
lo Spirito Santo perché accresca nella Chiesa la passione per la missione di
diffondere il Regno di Dio e di sostenere i missionari, le missionarie e le
comunità cristiane impegnate in prima linea in questa missione, talvolta in
ambienti ostili di persecuzione.
Invito, allo stesso tempo,
tutti a dare un segno credibile di comunione tra le Chiese, con un aiuto
economico, specialmente nella fase di crisi che sta attraversando l'umanità,
per mettere le giovani Chiese locali in
condizione di illuminare le genti con il Vangelo della carità.
Ci guidi nella nostra azione
missionaria la Vergine
Maria, stella della Nuova Evangelizzazione, che ha dato al
mondo il Cristo, posto come luce delle genti, perché porti la salvezza "sino
all'estremità della terra" (At 13,
47).
A tutti la mia benedizione
dal Vaticano, 29 giugno 2009 - Solennità dei SS. Pietro e Paolo, Apostoli
Benedetto XVI