L'enciclica Spe Salvi di Benedetto XVI |
Scritto da Francesco Gagliardi | |
mercoledì 30 aprile 2008 | |
« Spe salvi facti sumus» - Nella speranza siamo stati salvati (Rm 8,24).
Con queste parole e con questa certezza inizia la lettera enciclica Spe Salvi del Sommo Pontefice Benedetto XVI. Ritroviamo il Papa filosofo e teologo che, con Sant'Agostino, ci prende per mano e ci conduce alla scoperta della virtù teologale della Speranza, alla scoperta di Cristo Risorto. La speranza non è un qualcosa che non ha basi concrete, che poggia il suo avvenire sull'incertezza più oscura e ignota, non è una cosa frivola, secondaria, da trascurare. La speranza è affidabile: si poggia sul futuro partendo dal Vangelo, che non è una comunicazione di dati e una cronaca di fatti accaduti all'uomo Gesù, ma è "evento che produce eventi", è "l'evento Redentore che produce uomini redenti". Cosicché fede e speranza diventano interscambiabili.
Nella chiesa dei primi tempi, si era soliti scolpire sulle sepolture dei cristiani defunti il Buon Pastore e Gesù filosofo, per ricordare che Cristo è il vero filosofo, il quale indica chi è l'uomo e dove è diretto. Il fatto che esista un futuro certo, ossia la vita eterna, cambia la prospettiva del presente. Oggi molti non accettano la fede perché la vita eterna non è più desiderabile. Il Papa così spiega cosa è la vita eterna: non è una successione interminabile di un momento colmo di appagamento, ma l'immergersi in quell'Amore senza tempo. Ci sentiamo, spinti da una forza che non conosciamo, a stare in questo Amore; questa forza misteriosa è la Speranza. L'uomo aspira a qualcosa di talmente grande che conosce solo in parte, solo per riflesso. E' la Speranza che chiede l'esodo dal proprio io per edificare il mondo. Benedetto XVI esamina così il pensiero di alcuni filosofi e la vita di alcuni santi per far cogliere il significato e la profondità della Speranza. Bacone nel ‘500, forte di una visione antropocentrica, affermava che ciò che redime l'uomo è esso stesso che lo deve garantire, e il progresso è la chiave e il mezzo che permette la salvezza dell'uomo. La Speranza, per Bacone, è fede nel progresso, diversa, ovviamente, dalla fede cristiana che diviene irrilevante e spostata su un livello privato e ultraterreno. Emergono così due categorie nuove: ragione e libertà. La ragione è il potere del bene e per il bene che porta ad una libertà assoluta; la libertà è la facoltà di dirigersi con ragione verso il bene. Il Regno e la ragione sono attesi dall'uomo, sempre. Nelle rivoluzioni, di qualsiasi entità esse siano, l'uomo ha dimenticato che la libertà è sempre libertà (anche se diretta al male). La libertà non si esprime solo nella rivoluzione, anzi... Marx, secondo il Papa, ha sbagliato perchè ha aderito al materialismo, e la materia non è garanzia di libertà, anzi molto spesso è un vincolo oppressivo per questa. La libertà dell'uomo è sempre nuova: non ci può essere crescita cumulativa come accade per la materia. Per Adorno, il progresso è ambiguo: offre nuove possibilità per il bene, apre voragini per il male. Per il Papa l'unica soluzione possibile a questo è che, con il progresso tecnologico, culturale, economico deve esserci una crescita etica, perché la ragione e l'etica sono tali solo se c'è discernimento tra bene e male. La ragione ha bisogno di fede e la fede necessita della ragione. La speranza è la fede nel Regno. La libertà necessita di una condizione: l'uomo non può essere redento dall'esterno, esso è redento solo dall'Amore, da Cristo Gesù. L'amore terreno è l'espressione che ci permette di vedere questo Amore eterno. Esistono quattro luoghi di apprendimento della Speranza cristiana: la preghiera (contemplazione), l'agire (azione), la sofferenza e il giudizio finale. La preghiera è l'esercizio del "desiderio". Il nostro cuore è troppo stretto per stare con Dio e la preghiera è quell'esercizio che ci permette di allargare il nostro cuore per amare di più Dio e i fratelli. La preghiera non deve essere "una voce fuori dal coro" della Chiesa, ma suggerita da questa deve renderci ministri della speranza. La preghiera, mai inutile e oziosa, spinge ad operare. Agendo in maniera retta, viviamo nella speranza: è una speranza attiva. Luogo privilegiato della speranza è la sofferenza. Compito di ogni uomo è far diminuire la sofferenza fisica e spirituale, e poiché questa non la si può eliminare del tutto, azione di speranza è la capacità di affrontarla e viverla come Cristo per amore. Come capire e vivere la speranza nel giudizio finale? Il giudizio finale è l'immagine più alta della speranza perché solo Dio può creare giustizia e, in questa giustizia, Dio è anche grazia.
|