dic 19 2020
Quarta domenica di Avvento
Scritto da Angela Fariello   
sabato 19 dicembre 2020
Oggi accendiamo l'ultima candela della speranza: è ormai alle porte la venuta di Gesù.
Lui è come un seme piantato nella terra, attende nel grembo di Maria di nascere ancora,
qui in questa nostra casa, in questo nostro tempo, in ciascuno di noi.
Facciamogli spazio nel nostro cuore, vogliamo preparare per lui una casa, una casa accogliente, luminosa e calda.
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In ascolto della Parola:
 
In quel tempo, l'angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nazareth, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Rallegrati, piena di grazia: il Signore è con te». A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. L'angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell'Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine». Allora Maria disse all'angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». Le rispose l'angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell'Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch'essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: nulla è impossibile a Dio».
Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola».
E l'angelo si allontanò da lei.
Lc 1, 26-38 
Meditiamo insieme (papa Francesco, angelus IV Domenica di Avvento 201)
 
Per celebrare in modo proficuo il Natale, siamo chiamati a soffermarci sui "luoghi" dello stupore. E quali sono questi luoghi dello stupore nella vita quotidiana? Sono tre.

Il primo luogo è l'altro, nel quale riconoscere un fratello, perché da quando è accaduto il Natale di Gesù, ogni volto porta impresse le sembianze del Figlio di Dio. Soprattutto quando è il volto del povero, perché da povero Dio è entrato nel mondo e dai poveri, prima di tutto, si è lasciato avvicinare.

Un altro luogo dello stupore - il secondo - in cui, se guardiamo con fede, proviamo proprio lo stupore è la storia. Tante volte crediamo di vederla per il verso giusto, e invece rischiamo di leggerla alla rovescia. [...] Questo è il secondo stupore, lo stupore della storia.

Un terzo luogo dello stupore è la Chiesa: guardarla con lo stupore della fede significa non limitarsi a considerarla soltanto come istituzione religiosa, che lo è; ma sentirla come una Madre che, pur tra macchie e rughe - ne abbiamo tante! - lascia trasparire i lineamenti della Sposa amata e purificata da Cristo Signore. [...].

La Chiesa madre che sempre ha le porte spalancate e le braccia aperte per accogliere tutti. Anzi, la Chiesa madre che esce dalle proprie porte per cercare con sorriso di madre tutti i lontani e portarli alla misericordia di Dio. A Natale Dio ci dona tutto Sé stesso donando il suo Figlio, l'Unico, che è tutta la sua gioia. E solo con il cuore di Maria, l'umile e povera figlia di Sion, diventata Madre del Figlio dell'Altissimo, è possibile esultare e rallegrarsi per il grande dono di Dio e per la sua imprevedibile sorpresa. Ci aiuti Lei a percepire lo stupore - questi tre stupori l'altro, la storia e la Chiesa - per la nascita di Gesù, il dono dei doni, il regalo immeritato che ci porta la salvezza. L'incontro con Gesù farà sentire anche a noi questo grande stupore.

 

Riflessione:

Per parlare del vangelo di questa domenica occorre sintonizzarci su ciò che reputiamo incredibile. Sì perché si parla di due fatti assolutamente impossibili da realizzare: una donna, Elisabetta moglie di Zaccaria, già avanti in età e sterile resta incinta del futuro profeta Giovanni e un'altra donna promessa sposa a un uomo della casa di Giuda di nome Giuseppe che resterà incinta senza "aver conosciuto uomo" di Gesù. Maria subito dopo andrà a trovare Elisabetta e questa l'accoglierà benedicendo il frutto del suo grembo e proclamando Maria beata perché "ha creduto nell'adempimento di ciò che il Signore le ha detto" Cosa significa? Perché è per noi importante? Maria ed Elisabetta sono due outsider: l'una perché troppo giovane e l'altra perché troppo vecchia, ai nostri occhi inadatte a compiti che vadano oltre ciò che fa mediamente una "pensionata" o "un'adolescente".
E invece entrambe sono state scelte da Dio per compiti di straordinaria importanza: la prima per dare alla luce il precursore di Gesù e l'altra addirittura per partorire il salvatore della storia. La loro grandezza non sta in ciò a cui sono state chiamate, perché quei compiti solo Dio se li poteva immaginare, ma nell'avergli creduto, nell'aver dato credito a due promesse che erano incredibili per la sproporzione che mettono in gioco.
Nascere dal grembo di una donna è la scelta più folle che un Dio avrebbe mai potuto fare, ma il Signore non si spaventa: vuole proprio donare Suo Figlio per la remissione dei peccati dell'intera umanità e lo fa incarnandolo nel corpo di Maria. Evidentemente sa che dovrà affrontare tutte le conseguenze di quell'essere carne e ossa, ma è proprio questa sua umanità che lo renderà più vicino a ciascuno di noi: che ciò che Gesù insegnerà a coloro che incontrerà e che ci insegna, lo ha sperimentato come verità di vita prima di tutto per se stesso.

 

Celebrare in comunione:

(Jean Vanier, Segni, San Paolo 2011)

 

Un credente, come fa a essere felice, nonostante tutto ciò che accade? Il credene può sperimentare la gioia di appartenere a un «corpo». È quanto leggiamo negli Atti degli Apostoli a proposito delle prime comunità cristiane. La gioia di celebrare in semplicità, di condividere tutto con i poveri: cose che suonavano come una buona notizia alle orecchie di tutti. Ancora oggi, è la gioia che attrae. La prima evangelizzazione non credo sia tato quella di annunciare Gesù. La prima evangelizzazione consiste nell'offrire a tutti dei luoghi in cui si ride, si balla, si celebra e in cui si può vivere un senso di appartenenza. E la gioia viene proprio dal sentirsi appartenere a una comunità, dal fatto di star bene insieme, di non essere più soli. (anche in questo tempo di Covid).

 

 

La poesia si fa preghiera
(David Maria Turoldo, Salmo 23

 

Chi può mai salire al monte

ove tiene dimora Iddio,

chi sostare nel suo santuario?

 

Chi ha monde le mani e il cuore,

chi non segue dei culti bugiardi,

chi non giura a danno del prossimo.

 

Dal Signore avrà ogni bene,

solo lui otterrà la giustizia,

sua salvezza sarà il Signore.

 

 

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