Chi ha
poca carità vede pochi poveri, chi ha molta carità vede molti poveri;
chi non
ha nessuna carità non vede nessuno.
(Don Primo Mazzolari)
Paolo
VI, che ha voluto la Caritas come organismo parrocchiale diceva:
«Una crescita del popolo di Dio, nello spirito del Concilio Vaticano II,
non è concepibile senza una maggior presa di coscienza da parte di tutta la
comunità cristiana delle proprie responsabilità nei confronti dei bisogni dei
suoi membri».
La caritas voluta da Paolo VI
ha questo "ministero" nella chiesa: educare la comunità a diventare
responsabile dei bisogni dei fratelli.
Responsabile
significa capace di una prossimità, qui e adesso, che eviti l'incancrenirsi del
bisogno in esclusione, in emarginazione, in povertà, ma significa anche capace
di stabilire una relazione che faccia sentire "l'altro" non solo una mancanza,
una patologia, un diverso, ma "un fratello amato per nome".
E questo richiede
competenza: non basta il cuore per una prossimità-sacramento. E la competenza
va educata, formata, preparata. La parola è "pedagogia", ossia la disponibilità
nel farsi prossimo, attraverso un percorso educativo, capace prima di tutto di
fare del servizio una scuola di incontro e di relazione autentica.
In tal senso diventa una pedagogia, un percorso che educa
prima di tutto noi stessi ad essere più autentici e più trasparenti rispetto al
senso del nostro rispondere, rispetto al perché siamo lì a metterci in gioco
mossi dal voler rispondere alla solita domanda: "Dov'è tuo fratello ?".
Una
pedagogia che non è compiuta se non è capace di innestare questo percorso
dentro la comunità cristiana, se non è capace di coinvolgerla e provocarla
affinché il suo agire pastorale non sia solo un parlare, un dire concetti
religiosi, ma diventi sacramento, grembo fecondo, idoneo a generare l'incontro
con il Dio-amore, il Dio di Gesù Cristo. Il Dio - responsabile che ama per nome
e che rispondendo sceglie di "giocarsi" facendosi servo di ogni creatura
umana.
Quindi
si capisce la Caritas da quello che fa, da quello che è, da che senso ha la sua
presenza. Per
tentare una risposta, che ci vede comunque inadeguati, occorre quantificare il
"quello che fai".
Ecco
il senso dei numeri che saranno dati. Essi sono solo l'indice, la sagoma di un
percorso che può cominciare a prender forma anzitutto nella misura della
formazione e delle persone coinvolte nel farsi prossimità.
É
doveroso, perciò, dopo un certo cammino, soffermarsi a considerare noi come
siamo messi e quali problemi hanno ostacolato la realizzazione concreta
delle opere di carità che sono il segno visibile di quanto, le parole di
Cristo, si siano fatte vita quotidiana, modo di essere dei cristiani di
Toritto.
Da
dove partire per l'analisi?
È utile
rileggere stralci della relazione programmatica presentata nell'ultimo
Consiglio pastorale all'inizio della sua attività.
Le ragioni di un nuovo impegno (Anno 2007)
Nella
nostra comunità torittese sono tanti i fratelli che ci chiedono aiuto ed amore:
gli abbandonati a sé stessi, gli emarginati, i delinquenti, i carcerati, gli
ammalati, i diversamente abili, gli anziani soli, i tossici, i separati ed i
divorziati, i disoccupati, gli sfruttati, i senza dimora, i migranti, tutti gli
odiati.
Non
soltanto questi fratelli hanno bisogno di amore, ma anche l'ambiente in cui Dio
ci ha fatto dono di nascere: pulizia, ordine, rispetto delle cose create, un
cielo limpido e pulito, acqua pulita e non sprecata, strade e terreni non
coperti dai mille rifiuti che si producono nella nostra sete di consumi.
La pace, a partire da noi
stessi, dai nostri figli, dai fratelli, i genitori, il vicino di casa, il
collega di lavoro, l'amico dell'associazione, il compagno di giochi, il giocatore
della squadra avversa, il tifoso dell'altra squadra...
Il nuovo impegno (Anno 2007)
Da
tutto quanto su scritto è nata l'esigenza di organizzare la nostra Caritas
parrocchiale in maniera più ampia, articolata...
I
settori di intervento praticabili sono stati schematizzati in maniera da
renderli prontamente verificabili.
Si
possono così elencare :
- potenziamento del gruppo missionario che si occupi
delle problematiche dei " paesi terzi " e di quei fratelli in grave disagio;
- educazione alla pace e cura dell'ambiente, stimolando
e sollecitando la nascita di gruppi di volontariato attivo, la promozione del
servizio civile, eventuale formazione di una sezione locale di Pax Christi;
- presa in carico dei ragazzi " border line ", adoperandosi per la formazione
di un intergruppo parrocchiale che studi un nuovo approccio ai loro problemi;
- cura degli immigrati, favorendo la nascita di un
gruppo interculturale che studi e progetti metodi di integrazione in parrocchia
ed in tutta la comunità torittese;
- cura dei fratelli divorziati, separati e delle loro
famiglie, mediante la creazione di uno specifico centro di ascolto nell'ambito
del gruppo famiglie;
- cura e presa in carico degli anziani soli, allettati,
nei periodi di ricovero o di degenza in istituto e sul territorio, stimolando e
supportando le realtà istituzionali presenti sul territorio ;
- attenzione verso gli ammalati ed i diversamente abili,
mediante visite domiciliari, inserimento nelle attività parrocchiali ( web tv
), attenzione ed aiuto nelle cure domestiche, pulizia della persona e degli
ambienti, eventuale accompagnamento a visite di controllo per chi non ha
parenti in grado di farlo;
- animazione culturale nella comunità parrocchiale,
promuovendo incontri, eventi, sinergie che favoriscano lo sviluppo della
solidarietà, del rifiuto dell'usura, per la creazione di occasioni di lavoro,
per la lotta al precariato, per una nuova formazione professionale ed una lotta
all'evasione scolastica.
Si
è anche ipotizzata la progettazione di un percorso di studio e formazione sulla
"Dottrina sociale della Chiesa", rivolto agli imprenditori locali, alle
associazioni di categoria, ai professionisti.
Tutte
le realtà associative esistenti in parrocchia saranno stimolate ad uscire dai
propri ambiti operativi per mettere "in rete" i doni e le capacità possedute,
si cercherà di creare un anelito all'unità parrocchiale mediante
l'organizzazione di iniziative comuni ,
operatività nuove.
Si
individueranno persone da delegare alla partecipazione delle iniziative della Caritas
diocesana, onde aprire la comunità torittese alle necessità ed ai bisogni
presenti nella diocesi, favorendo, così, il potenziamento ed il miglior
utilizzo di iniziative che, se slegate e campanilistiche, sarebbero
impossibilitate ad affrontare efficacemente i problemi di più grande portata
quali, ad esempio, la disoccupazione.
Si
rende necessaria la costituzione di un consultorio per la vita.
Nell'immediato
si è deciso di organizzare il Centro d'ascolto della Caritas parrocchiale "con
la funzione preminente di "autoambulanza" della parrocchia, per un pronto
intervento che attenui le necessità più impellenti dei fratelli nel bisogno".
Sarà
pure compito, del centro di ascolto , fungere da antenna dei bisogni della
comunità, segnalando tutti quei casi in cui occorrerà un intervento più
impegnativo della intera comunità parrocchiale.
Il
centro di ascolto gestirà la dispensa dei viveri, il guardaroba, i piccoli
interventi economici, il segretariato sociale.
Si
provvederà a stipulare una convenzione
con il Banco alimentare per l'approvigionamento dei viveri di prima necessità.
Si
cercherà di costituire dei punti fissi di raccolta viveri presso i negozi di
generi alimentari ed i supermercati presenti sul territorio.
Le
attività del centro di ascolto si svolgeranno in locali della parrocchia idonei
ad accogliere amorevolmente i fratelli, senza barriere architettoniche e che
possano, laddove possibile, garantire il massimo riserbo per chi accede ai
locali.
Resta,
comunque, obiettivo prioritario per la Caritas parrocchiale , l'educazione
della comunità torittese, in tutte le sue componenti ed istituzioni, all'amore
cristiano; ci si adopererà per favorire la presa di coscienza del fatto che la
comunità potrà salvarsi solo se si aprirà all'amore di Cristo e dei fratelli.
Solo su questo verremo giudicati.
Un
primo, breve, bilancio consuntivo. I numeri.
É
difficile analizzare se stessi, è ancora più difficile ricordare come eravamo e
come siamo diventati. Per chiarezza e semplicità verranno forniti dei numeri che
sintetizzano l'essere della Caritas ed il suo agire nella comunità.
I
volontari che hanno partecipato alle attività della Caritas sono stati, in
media, quindici.
Le ore settimanali dedicate
al servizio ammontano a circa tre a testa.
Gli
incontri organizzativi e formativi si sono tenuti con cadenza mensile.
I
nuclei famigliari assistiti sono passati dalle trenta unità dell'anno 2007-2008
alle ottanta del 2011.
I servizi prestati sono stati:
distribuzione alimenti, distribuzione abiti, interventi economici d'emergenza,
assistenza a domicilio, raccolta fondi in autotassazione, parziale intervento
di segretariato sociale ed integrazione culturale.
I
fondi impiegati sono così ripartiti par anno solare:
Anno 2008
|
Alimenti, vestiario, assistenza generale, altri
interventi, ecc.
|
€ 26.00 circa |
Anno 2009
|
Alimenti, vestiario, assistenza generale, altri
interventi, ecc.
|
€ 20.00 circa
|
Anno 2010
|
Alimenti, vestiario, assistenza generale, altri
interventi, ecc.
|
€ 47.00 circa
|
Anno 2011
|
Alimenti, vestiario, assistenza generale, altri
interventi, ecc.
|
€ 26.00 circa
(da gennaio a settembre)
|
I
criteri di calcolo per il valore degli alimenti e del vestiario è ipotetico
poiché è stimato su un valore minimale indicato dalle forniture del banco
alimentare che ammonterebbero ad una media mensile per assistito di euro20 per
gli alimenti ed euro 5 per il vestiario ed altri beni di prima necessità. La
differenza è costituita dagli interventi di natura economica effettuati per
l'assistenza.
I
valori indicati sono solo di natura economica e prescindono dai costi per
l'organizzazione e l'espletamento del servizio.
Carità, testimoni cercansi.
La
lettura dei numeri ci consente una considerazione immediata, la consistenza degli interventi mette in luce
la generosità della comunità torittese, anche se alcune risorse economiche sono
attinte al di fuori della stessa.
É,
altresì, evidente l'esiguo numero di operatori volontari che manifesta una
certa distanza della gran parte della comunità dalla partecipazione in prima
persona alle opere di carità.
Si
potrebbe ipotizzare, in conclusione, che il bisogno primario della comunità sia
il percorso pedagogico di cui si relazionava agli inizi.
Tutti
i settori di intervento citati nella relazione programmatica dell'anno 2007
sono stati abbozzati, alcuni avviati, ma grande assente resta la partecipazione
dei più e, soprattutto, dei più giovani.
Con
l'aiuto del Signore Gesù, ed affidandoci a Maria Madre della tenerezza, nostra
intercessrice, sicuramente il percorso intrapreso continuerà più spedito.
|