Home Nuntio Vobis
Nuntio Vobis
feb
16
2021
Papa Francesco
|
Scritto da Angela Fariello
|
martedì 16 febbraio 2021 |
"Ecco, noi saliamo a Gerusalemme..." (Mt
20,18).
Quaresima: tempo per rinnovare fede, speranza e carità.
Cari
fratelli e sorelle,
annunciando ai suoi discepoli la sua passione, morte e
risurrezione, a compimento della volontà del Padre, Gesù svela loro il senso
profondo della sua missione e li chiama ad associarsi ad essa, per la salvezza
del mondo.
Nel percorrere il cammino quaresimale, che ci conduce
verso le celebrazioni pasquali, ricordiamo Colui che «umiliò se stesso
facendosi obbediente fino alla morte e a una morte di croce» (Fil 2,8).
In questo tempo di conversione rinnoviamo la nostra fede, attingiamo l'"acqua
viva" della speranza e riceviamo a cuore aperto l'amore di Dio che
ci trasforma in fratelli e sorelle in Cristo. Nella notte di Pasqua rinnoveremo
le promesse del nostro Battesimo, per rinascere uomini e donne nuovi, grazie
all'opera dello Spirito Santo. Ma già l'itinerario della Quaresima, come
l'intero cammino cristiano, sta tutto sotto la luce della Risurrezione, che
anima i sentimenti, gli atteggiamenti e le scelte di chi vuole seguire Cristo.
Il digiuno, la preghiera e l'elemosina, come vengono presentati da Gesù
nella sua predicazione (cfr Mt 6,1-18), sono le condizioni e l'espressione
della nostra conversione. La via della povertà e della privazione (il
digiuno), lo sguardo e i gesti d'amore per l'uomo ferito (l'elemosina)
e il dialogo filiale con il Padre (la preghiera) ci permettono di
incarnare una fede sincera, una speranza viva e una carità operosa.
1. La fede ci chiama ad accogliere la Verità e a
diventarne testimoni, davanti a Dio e davanti a tutti i nostri fratelli e
sorelle.
In questo tempo di Quaresima, accogliere e vivere
la Verità manifestatasi in Cristo significa prima di tutto lasciarci
raggiungere dalla Parola di Dio, che ci viene trasmessa, di generazione in
generazione, dalla Chiesa. Questa Verità non è una costruzione dell'intelletto,
riservata a poche menti elette, superiori o distinte, ma è un messaggio che riceviamo
e possiamo comprendere grazie all'intelligenza del cuore, aperto alla grandezza
di Dio che ci ama prima che noi stessi ne prendiamo coscienza. Questa Verità è
Cristo stesso, che assumendo fino in fondo la nostra umanità si è fatto Via -
esigente ma aperta a tutti - che conduce alla pienezza della Vita.
Il digiuno vissuto come esperienza di privazione porta quanti lo vivono in
semplicità di cuore a riscoprire il dono di Dio e a comprendere la nostra
realtà di creature a sua immagine e somiglianza, che in Lui trovano compimento.
Facendo esperienza di una povertà accettata, chi digiuna si fa povero con i
poveri e "accumula" la ricchezza dell'amore ricevuto e condiviso. Così inteso e
praticato, il digiuno aiuta ad amare Dio e il prossimo in quanto, come insegna
San Tommaso d'Aquino, l'amore è un movimento che pone l'attenzione sull'altro
considerandolo come un'unica cosa con sé stessi (cfr Enc. Fratelli tutti, 93).
La Quaresima è un tempo per credere, ovvero per ricevere Dio nella
nostra vita e consentirgli di "prendere dimora" presso di noi (cfr Gv
14,23). Digiunare vuol dire liberare la nostra esistenza da quanto la ingombra,
anche dalla saturazione di informazioni - vere o false - e prodotti di consumo,
per aprire le porte del nostro cuore a Colui che viene a noi povero di tutto,
ma «pieno di grazia e di verità» (Gv 1,14): il Figlio del Dio Salvatore.
|
Leggi tutto...
|
|
gen
29
2021
Riflessioni
|
Scritto da Angela Fariello
|
venerdì 29 gennaio 2021 |
Omelia di S.E. Mons. Giuseppe Satriano, nella Celebrazione Eucaristica per l'inizio del Ministero Pastorale
nell'Arcidiocesi di Bari-Bitonto.
Cattedrale di Bari, lunedì 25 gennaio 2021, ore 17.00
Inizio del Ministero Pastorale di S.E. Mons. Giuseppe Satriano
Omelia
(At 22,3-16; Sal 116; Ef 4,1-7.11-13; Mc 16, 15-18)
Il nostro aiuto è nel nome del Signore
Egli ha fatto cielo e terra!
È con cuore trepidante, colmo di stupore, che desidero rivolgervi questo pensiero di riflessione, nella prima celebrazione eucaristica del ministero episcopale affidatomi dal Buon Pastore, attraverso Papa Francesco, per accompagnare e custodire la "nostra" amata Chiesa di Bari-Bitonto. Al Santo Padre va, in questo momento, il nostro affettuoso e orante ricordo per il suo servizio di pastore e guida della Chiesa universale.
Il giorno scelto, ricco di significati, è illuminato dalla testimonianza dell'Apostolo Paolo e dalla conclusione della Settimana di preghiera per l'Unità dei Cristiani.
Nel contesto sofferto della pandemia, siamo chiamati a vivere un giorno di grazia, gravido di attese. Esso si pone nel solco di un cammino significativo, segnato dal ministero pastorale di arcivescovi, grandi nel cuore e nella fede, ricchi di elevato spessore quali: il Cardinale Marcello Mimmi, pastore attento e vicino ai poveri; Mons. Enrico Nicodemo, vescovo di grande cultura e saggezza pastorale, che seppe infondere la grazia e la freschezza del Concilio in questa Chiesa; il Cardinale Anastasio Ballestrero, padre capace di ascolto, che nella sua breve permanenza, seppe accogliere e orientare a quell'esercizio della corresponsabilità, vissuto prezioso e imprescindibile per un autentico cammino ecclesiale; Mons. Mariano Magrassi, maestro di spiritualità e di liturgia, che si rivelò attento ai problemi sociali emergenti, divenendo guida sicura nel cammino della comunione; e per concludere il nostro amato Mons. Francesco Cacucci, sapiente tessitore di un cammino pastorale che nella mistagogia ha trovato la sua chiave interpretativa. Egli è stato protagonista di pagine indelebili nella storia di questa Chiesa e della città di Bari. Con la sua regia discreta si sono scritti passaggi significativi nel cammino del dialogo ecumenico, sino a giungere alle indimenticabili giornate dello scorso febbraio, tempo profumato di un futuro di luce, vera seminagione di speranza per le Chiese del Mediterraneo e non solo.
|
Leggi tutto...
|
|
dic
24
2020
Riflessioni
|
Scritto da Angela Fariello
|
giovedì 24 dicembre 2020 |
È venuto come il più piccolo degli esseri, il più fragile, il più debole.
Perché nessuno avesse vergogna ad avvicinarlo, perché nessuno avesse timore,
perché tutti lo potessero proprio avere vicino, andargli vicino,
non avere più nessuna distanza fra noi e lui.
C'è stato da parte di Dio uno sforzo di inabissarsi,
di sprofondarsi dentro di noi, perché ciascuno possa dargli del tu,
possa avere confidenza, possa avvicinarlo, possa sentirsi da lui pensato, da lui amato...
da lui amato: guardate che questa è una grande parola!
Se voi capite questo, se voi ricordate questo che vi sto dicendo,
voi avete capito tutto il Cristianesimo
don Marino, don Alessandro
e la redazione di sannicolatoritto.it e della pagina facebook
|
|
dic
23
2020
Riflessioni
|
Scritto da Angela Fariello
|
mercoledì 23 dicembre 2020 |
Messaggio di Avvento-Natale 2020 di S.E. Mons. Giuseppe Satriano, Vescovo eletto di Bari-Bitonto
«Abbiamo posto la nostra speranza nel Dio vivente» (1 Tm 4,10)
Siamo entrati in Avvento, tempo denso di grazia, proiettato verso l'incontro con Cristo Gesù che, nel mistero di un amore grande e insondabile, torna a incontrare l'umanità per aprire i nostri orizzonti di vita a quella luce che viene dall'alto e che sola può orientare i cammini alla vita vera. Come pellegrini e mendicanti, ci incamminiamo verso il Natale del Signore, opportunità di rinascita per ciascuno.
Figli della cultura dell'effimero
Questo tempo difficile ci ha spogliato di certezze fragili. Per troppo tempo fuorviati da una cultura dell'effimero e dell'apparenza, siamo invitati a guardare dentro il mistero della vita, dove tutto è dono: le persone, la natura, l'aria che respiriamo, l'acqua che beviamo, la realtà che ci circonda.
Abbiamo concesso troppo spazio a ciò che non è essenziale ed oggi ci manca tutto. Ci ritroviamo esistenze piene di cose ma vuote di relazioni, sempre più povere di abbracci veri. Capaci di connetterci con il mondo intero, non ci accorgiamo di chi soffre sull'uscio delle nostre case. Viviamo in un territorio segnato da ferite antiche che oggi sono insopportabili. La pandemia sta evidenziando i mali del nostro vivere e, al tempo stesso, sta esaltando le scelte coraggiose e ricche di umanità, che diversi tra noi sono ancora capaci di compiere.
Avvento come ritorno alle origini
In questo contesto siamo chiamati ad entrare nell'Avvento del Signore come ritorno alle origini della bellezza del vivere. Celebrare la Sua nascita tra noi è ritrovare quella dignità, propria di ogni uomo, capace di restituire a ciascuno il contatto più autentico con ciò che nutre l'umano: la consapevolezza di essere figli di Dio e figli amati.
L'Avvento diviene, dunque, tempo di speranza, non perché proiettati verso visioni ottimiste del futuro ma in quanto possiamo ricostruire percorsi nuovi a partire da ciò che è fondamento per l'esistenza di tutti. La speranza ha un nome: Gesù, il Dio vivente; Egli attende ancora di essere accolto nelle nostre esistenze, nelle scelte che operiamo quotidianamente.
|
Leggi tutto...
|
|
| | << Inizio < Prec. 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 Pross. > Fine >>
| Risultati 82 - 90 di 643 |
|
|
Vinaora Visitors Counter | Today | 2915 | | Yesterday | 5299 | | This week | 14317 | | This month | 57433 | | All | 9195142 |
|