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mar 08 2010
Ancora verso il Nord: una storia che si ripete PDF Stampa E-mail
Scritto da Vincenzo D'Urso   
lunedì 08 marzo 2010
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Leggevo con riflessioni e sentimenti contrastanti due contributi interessantisimi al dibattito sulla condizione dei giovani laureati, fortemente in crescita per numero, e sul loro impegno politico e professionale nella nostra vita sociale. Ho letto, infatti, la qual cosa mi ha colpito perchè mi ha arrecato una certa inquietudine, l'articolo dell'amico Michele Mongelli, pubblicato sul numero scorso de "l'incontro" (pag.9) con titolo "La lezione di Seneca". Un discorso provocatorio senz'altro, degno di ogni attenzione. Dopo aver accennato a una condizione del giovane "maturato" o laureato, quasi "senza qualità", per dirla con R. Musil, Michele Mongelli, ha voluto "strigliare" energicamente le giovani promesse della vita culturale incitandole ad emergere, a rendersi "visibili", per contributi professionali e politico-sociali vivaci e di valore.

Contemporaneamente mi è capitato di leggere su "la Repubblica" (12/01/2010) un articolo dal titolo "Ora dal Sud fuggono i laureati; 80mia emigrati in cinque anni" . Riporto, con citazione testuale, il primo periodo del pezzo perchè riassume esaurientemente i termini della questione "L'esodo dal mezzogiorno non si ferma, ma a cercare fortuna nelle regioni del centro nord non sono più braccianti e operai disoccupati ma migliaia di giovani con un titolo di studio qualificato: tra il 2000 e il 2005, in particolare, oltre 80mila laureati (1.2% dei residenti con tale titolo di studio) hanno abbandonato le regioni del Sud per emigrare in cerca di un'opportunità lavorativa".
Per di più, parlando qualche giorno fa a giovani amici in procinto di mettere su famiglia, mi è capitato di raccomandare, con la nascita dei figli, di non farsi assorbire dal lavoro in maniera quasi esclusiva e per gran parte del proprio tempo, dimenticando o trascurando affetti e sentimenti. A mezza voce uno dei presenti ha commentato con una velata tristezza in volto, "... ad avercelo, il lavoro".
Sono rimasto mortificato e a corto di argomenti per una improponibile replica. E mi è venuto in mente un brano dei Salmi (137) ce faceva dire agli schiavi in Babilonia, invitati ad eseguire i "canti di Sion": "Come avremmo potuto cantare i canti dell'Eterno in un paese straniero?". Così rimango combattuto da diversi sentimenti, tra l'apprezzamento per il salutare e nobile stimolo rivolto ai giovani ad esprire le pur esistenti, ma sopite risorse, offerto dall'amico Michele Mongelli e la condizione dei giovani alla rincorsa di un sicuro lavoro. Mi torna in mente prepotente domanda: come possono i giovani uscire allo scoperto, se sono costretti a consumare le loro prospettive esistenziali in vista di un sempre più sfuggente e improbabile impiego o nella fuga in altre terre? Non sono voci represse di una società di adulti che non parlano eo non fanno abbastanza per cancellare il loro tormento?

L'editoriale è stato pubblicato sul numero di Febbraio 2010 de "l'incontro - periodico di cultura locale fondato da don Pierino Dattoli"
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