Editare un periodico locale nell'era del web e dei social network, ha ancora un senso?
Su questa
domanda si stanno condensando da tempo dubbi e perplessità dei componenti della redazione,
tutti pervasi da un senso di inquietudine ed insoddisfazione sul modo con cui il "nostro" giornale
viene accolto dalla comunità torittese. L'incontro, nato nel 1984 su stimolo dall'allora parroco Don
Pierino Dattoli ha avuto una vita lunga e fortunata, grazie all'impegno di numerosi collaboratori
che, di fatto, fungevano da animatori culturali, più che da veri cronisti. Il cuore del periodico, da
sempre, è stata la riessione su accadimenti locali, regionali o nazionali, eventi "inquadrati" da un
angolo prospettico ben preciso, che poggiava sulla condivisione di valori e idee cristiani. Col
tempo questa funzione di organo di approfondimento è venuta scemando, lasciando a L'incontro,
il ruolo di "memoria storica" del paese, teca di fatti, avvicendamenti politici, accadimenti più o
meno signicativi per la storia di Toritto. Oggi, tuttavia, ci troviamo di fronte ad un bivio: dobbiamo
scegliere se ha ancora un senso pubblicare un periodico che non riceve più l'interesse che
meriterebbe dal suo pubblico, oppure è ora di fare un passo indietro, lasciando spazio a nuove (e
forse) più ecaci forme di comunicazione locale? Il dilemma ha una portata notevole, perché la
complessità della questione si esplica nelle diverse variabili da tenere in considerazione.
Proviamo a riettere insieme.
1 CONTENUTI NON ALL' ALTEZZA - Al ne di essere il più possibile trasparenti ed obiettivi, facciamo
una premessa d'obbligo: forse il livello degli articoli, non risponde alle attese dei lettori. Facendo
mea culpa, possiamo nella massima onestà intellettuale ammettere che L'Incontro come
prodotto editoriale è migliorabile. Questa è una certezza! Ma è anche vero che nel momento in cui
la comunità aveva bisogno di un organo di informazione obiettivo, neutrale ed autorevole il
nostro periodico ha risposto "presente!". Un esempio su tutti? Il numero dedicato interamente alla
"questione Eco-mostro" editato nell'aprile 2016 ha riscosso un enorme successo di pubblico: non
solo le copie sono state tutte vendute, ma sono giunte in redazione richieste di una ristampa
provenienti da altri paesi limitro che hanno apprezzato la completezza della ricostruzione dei
fatti, elaborata, carte alla mano, grazie all'impegno di tutti i componenti della redazione. Quel
numero rappresenta l'esempio di un' opera corale, in cui tutti hanno saputo dare il proprio contributo
ad una pubblicazione dall'alto valore non solo giornalistico, ma anche culturale. Perché,
dunque, le altre edizioni non sono state all' altezza di questa citata a mò di esempio? La risposta è
molto semplice: con una redazione "ridotta all'osso" è dicile chiedere a tutti i cronisti un impegno
simile e, ancor più, costante nel tempo. Pubblicare un giornale richiede tempo, voglia, dedizione
ed anche sacricio: in tanti si sono avvicinati alla redazione per dare il proprio contributo, ma
pochi hanno dato continuità al loro impegno.
2 NUOVE "FORZE" IN REDAZIONE - Il vulnus può diventare un punto di non ritorno o un momento
di rinascita: ripopolare la redazione con forze nuove può dare brio ed innescare un clima di
eervescenza, in primis all'interno del giornale. Servono giovani cronisti, animati non solo dalla
passione della cultura, ma anche da una innata sete di curiosità verso il contesto che li circonda. Se
ciò non avverrà nel più breve tempo possibile, il futuro è già scritto, e non porta a nulla di buono
per il nostro giornale.
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