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17:32 - 23.12.2020
Nuntio Vobis ->> Riflessioni
Messaggio di Avvento-Natale 2020 di S.E. Mons. Giuseppe Satriano, Vescovo eletto di Bari-Bitonto
«Abbiamo posto la nostra speranza nel Dio vivente» (1 Tm 4,10)
Siamo entrati in Avvento, tempo denso di grazia, proiettato verso l'incontro con Cristo Gesù che, nel mistero di un amore grande e insondabile, torna a incontrare l'umanità per aprire i nostri orizzonti di vita a quella luce che viene dall'alto e che sola può orientare i cammini alla vita vera. Come pellegrini e mendicanti, ci incamminiamo verso il Natale del Signore, opportunità di rinascita per ciascuno.
Figli della cultura dell'effimero
Questo tempo difficile ci ha spogliato di certezze fragili. Per troppo tempo fuorviati da una cultura dell'effimero e dell'apparenza, siamo invitati a guardare dentro il mistero della vita, dove tutto è dono: le persone, la natura, l'aria che respiriamo, l'acqua che beviamo, la realtà che ci circonda.
Abbiamo concesso troppo spazio a ciò che non è essenziale ed oggi ci manca tutto. Ci ritroviamo esistenze piene di cose ma vuote di relazioni, sempre più povere di abbracci veri. Capaci di connetterci con il mondo intero, non ci accorgiamo di chi soffre sull'uscio delle nostre case. Viviamo in un territorio segnato da ferite antiche che oggi sono insopportabili. La pandemia sta evidenziando i mali del nostro vivere e, al tempo stesso, sta esaltando le scelte coraggiose e ricche di umanità, che diversi tra noi sono ancora capaci di compiere.
Avvento come ritorno alle origini
In questo contesto siamo chiamati ad entrare nell'Avvento del Signore come ritorno alle origini della bellezza del vivere. Celebrare la Sua nascita tra noi è ritrovare quella dignità, propria di ogni uomo, capace di restituire a ciascuno il contatto più autentico con ciò che nutre l'umano: la consapevolezza di essere figli di Dio e figli amati.
L'Avvento diviene, dunque, tempo di speranza, non perché proiettati verso visioni ottimiste del futuro ma in quanto possiamo ricostruire percorsi nuovi a partire da ciò che è fondamento per l'esistenza di tutti. La speranza ha un nome: Gesù, il Dio vivente; Egli attende ancora di essere accolto nelle nostre esistenze, nelle scelte che operiamo quotidianamente.
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20:20 - 04.12.2020
Nuntio Vobis ->> Riflessioni
Il dibattito sul Natale si concentra sui sacrifici che il virus impone a chi non potrà riunirsi e a chi non potrà tenere aperte le attività, problemi reali.
Ma qualcuno pensa anche al Natale delle famiglie delle 57.000 persone che la Covid-19 si è portata via?
Ci siamo quasi e il Natale monopolizza il dibattito pubblico: è, inevitabilmente, l'oggetto dell'ennesimo decreto in arrivo. In quanti si potrà stare a tavola? Ci si potrà spostare? Sarà lecito partire? Riunire pezzi di famiglie disperse? Andare in montagna senza sciare? Raggiungere le seconde case? Un amore lontano? Un genitore solo? Aprire un ristorante? Andare a Messa a mezzanotte o alle 22?
Sono le domande che rimbalzano in queste ore, tutte cruciali a loro modo. Sappiamo che nascondono problemi reali: la paura di ridurre la festa a un collage di solitudini; la preoccupazione per attività economiche congelate mentre si assottigliano i risparmi e magari aumentano i debiti. Pensieri fondati per la sopravvivenza morale, materiale, spirituale.
Eppure nascondono una grande rimozione, in tutto questo dibattere, domandarsi e domandare, sembra che nessuno voglia guardare dove sarebbe bello sperare che guardi il Gesù Bambino che arriva, per chi ci crede: al Natale di chi, attaccato all'ossigeno combatte per vedere la fine dell'Avvento e di chi, specularmente, aspetta a casa la chiamata di uno sconosciuto per sapere come va; al Natale delle persone rimaste attorno agli oltre 57.000 che tra noi se ne sono andati appesi a un ultimo respiro in mani esperte e pietose ma sconosciute oppure a casa loro nell'angoscia di una famiglia in attesa di una diagnosi e di un soccorso che non sono arrivati in tempo. Tante volte, soprattutto nella prima fase, senza neanche il conforto di un rito di passaggio che a chi resta dà almeno, forse, cristianamente o foscolianamente, la consolazione spirituale. Senza contare gli altri, che sfuggono ai numeri già enormi citati, che se ne sono andati per ragioni diverse dalla Covid-19 ma hanno avuto l'assistenza necessaria impedita dal pericolo del contagio, mentre tutto il peso restava affidato alle premure, amorevoli certo, ma inesperte dei loro familiari. Facce estreme opposte della stessa solitudine, superata forse soltanto da chi se n'è andato senza intorno nessuno.
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18:53 - 28.11.2020
Nuntio Vobis ->> Annunci Parrocchiali
A partire dalla prima Domenica d'Avvento, farà ingresso la nuova traduzione del Messale Romano approvata da papa Francesco.
Ecco le principali differenze:
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18:03 - 28.11.2020
Giovani ->> ANSPI
Natale con l'Anspi
Se è vero che questo sarà un Natale difficile
è anche
vero che la famiglia dell'Anspi non vi lascerà soli!
Un calendario dell'Avvento molto particolare ricco di video, tutorial,
racconti, fotografie e momenti di riflessione
per alzare lo sguardo oltre l'orizzonte
e prepararci insieme al Signore che viene!
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21:51 - 22.11.2020
l'Incontro online ->> dalla Redazione
Presso il Centro Parrocchiale, nelle edicole e nei negozi è possibile acquistare
il nuovo numero de l'incontro!
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(o, meglio ancora, abbonandovi)
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Chiunque può collaborare, a titolo gratuito, basta contattare la redazione presso il Centro Parrocchiale
o inviare una email all'indirizzo
lincontro@sannicolatoritto.it .
In questo numero:
Responsabilità e Carita in tempo di Covid: l'editoriale di don Marino Cutrone
Il cancro al tempo del Coronavirus
La pandemia COVID-19: dal disequilibrio psico-fisico ad una "nuova" ordinarietà
I pilastri della nostra agricolutra
...
e molto altro ancora!
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set
08
2018
Scritto da Redazione
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sabato 08 settembre 2018 |
Di Sara Manzardo https://www.corxiii.org
Sì, lo so, stai pensando alle vecchiette stonate, alle schitarrate anni '80 e ai gruppi "anta" che condividono santini e amen sbarluccicosi su whatsapp...
Se stai leggendo questo articolo, i casi potrebbero essere due: o pensi che andare a messa sia effettivamente una roba da sfigati, oppure sei uno che va messa tutte le domeniche e sta cercando un modo per convincere i suoi amici di non essere uno sfigato. In entrambi i casi, mettiti comodo: sei nel posto giusto!
Per iniziare, ti direi addirittura che la messa oggi è roba per i giovani. Sì, lo so, stai pensando alle vecchiette stonate, alle schitarrate anni '80 e ai gruppi "anta" che condividono santini e amen sbarluccicosi su whatsapp. Ecco, mettili un momento da parte. Ah, certo, poi ci sono anche un sacco di persone peccatrici, incoerenti, poco misericordiose che vanno a messa... insomma, tante persone che non ti vanno proprio a genio. Ma sarebbe come non voler andare in palestra perché è piena di persone grasse e fuori forma!
Guarda un po' più in là: non so se lo sai, ma ci sono chiese che si riempiono di giovani fino a scoppiare! I corsi del Sog di Assisi, ad esempio, attirano i giovani come il miele! Oppure i Dieci Comandamenti di don Fabio Rosini, la GMG, le Missioni Universitarie e tante altre proposte... se vai a guardare ci sono chiese che non hanno abbastanza posti a sedere per questi ragazzi. Ma come è possibile?
Ecco i 7 motivi per cui andare a messa non è per niente una cosa da sfigati, ma anzi è una cosa sempre più cool e sempre più giovanile:
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